Vita di Dante Alighieri di Cesare Balbo
307
CAPO Vili.
L'Inferno.
(1306-1308)
Per me si va nella città dolente| Per me si va nell'eterno dolore| Per me si va tra la perduta gente.
Giustizia mosse 'l mio alto Fattore : Focemi la divina potestate| La somma sapienza e '1 primo amore.
Dinanzi a me non fur cose create Se non eterne| ed io etemo duro; Lasciate ogni speranza| voi che'ntrate.
Inf. ni.
« Queste parole di Colore oseitro » legge Dante sulla porta d'inferno; ed entra poi con Virgilio. Ma non continueremo a dar qui un sunto della cantica. Uno tale| bello quanto è possibile| fu dato già dal Gingueué. Ma già si sa| delle opere piene di bellézze non si può dare un sunto satisfacente; ed è noto quel detto d'Alfieri| quando volle far estratti delle bellezze della Commedia : « clic a poco a poco ei la ricopiava tutta ». II medesimo succederebbe a chi nò volesse estrarre tutte le notizie storiche| eie opinioni di Dante sovra esse : io mi vi tfon provato più volte| e me ne riusciva un intiero commentò: Deh quando sarà fatta adeguatamente tal opera? Intanto basti qui dar un cenno della distribuzióne e dei principali personaggi dell'Inferno| con qualche speranza sì d'introdurre| ma non con quella stolta di supplire alla lettura di esso. E chi già abbia per sò intesa bene e ritenga à ménte la cantica| passi questo capitolo inutile per lui.
È l'inferno tntto disposto sotterra| ma a cielo aperto (1)| qitàsi pozz'o ad imbuto| od anfiteatro; con nòve ampii
(1) Le più| o forse tutte le descrizioni della fabbrica dell'inferno c le figure di esso| lo fanno coperto di ima crosta di terra o vòlta. Ma parmi che S'opponga a ciò il vedersi gli astri dai due poeti (vii| 98 ; xi| 113-115; xx| 124; xxix| 10). Bensì quanto si scende più fciù; tanto le nebbie e i fumi oscurano l'aere più e più.
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