Vita di Dante Alighieri di Cesare Balbo
-sti libro secondogià i suoi due predecessori| Dante ne sperò poco la discesa desiderata in Italia. E si vuol dire che tali desiderii fossero comuni non solo a tutti i Ghibellini| ma ancora ad altri Italiani e stranieri; e che una discesa d'imperadore non più fatta da sessanta anni| e così non veduta dalla generazione attiva| fosse oramai nei voti e secondo l'opinione dei più. Imperciocché| appena eletto| vedesi Arrigo VII appareochiarvisi nel 1309| componendo le cose di Germania; e poi avviarvisi nella state del 1310. E già era stato di pochi mesi preceduto in Italia da Roberto| nuovo . re di Napoli| figliuolo e successore di Carlo li. E così in un anno scendevano i due principi più potenti della penisola| i due capi delle parti che la dividevano ; e il papa barcheggiava.
E Dante| che poc'anzi tra i desiderii della discesa e il timore che non s'effettuasse| aveva scritte le sue imprecazioni poetiche ai predecessori quasi ammonizioni ad Arrigo| ora poi esprimeva la gioja sua e de' compagni d'esilio in una lettera che abbiamo senza data| ma che si vede dover essere del tempo che Arrigo era sulle mosse| e perciò d'intorno alla metà di quest'anno 1310. Scritta| come le altre in latino| ma anticamente volgarizzata| ella è diretta « A tucti| et ad ciascuno re d'Ytalia| et a' sanatori di Roma| et duchi| marchesi| conti| et a tucti i popoli| lo humile Ytaliano Dante Alighieri di Firenze| et confinato non meritevolmente| priega pace»». Ambiziosa direzione| per vero dire| e che fa credere fosse questa epistola come quella che vedemmo ai principi della terra dopo la morte di Beatrice| non piti che uno sfogo| forse non pubblicato allora| de' suoi pensieri; non più che una finzione letteraria e quasi poetica della propria fantasia. Certo ella è piena di tali erudizioni edotti argomenti| che erano bensì nel gusto dell'età| ma certo mal atte a muovere o il buono o il rozzo imperadore| e suoi non dissimili Tedeschi." Incomincia con espressioni bibliche della gioja dello scrittore ; poi segue alquanto più precisamente: « Rallegrati oggimai| Italia| di cui si dee avere misericordia ; la quale incontanente parrai per tutto il mondo essereti.
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