Vita di Dante Alighieri di Cesare Balbo
capo xm — 1814-1318 375
onde| con gli ajuti condotti da Verona| e con quelli datigli da Spinetta Malaspina| tentava di ricuperare Lucca o Pisa. Ma levatisi que'cittadini al timore dello sperimentato tiranno| lo ricacciarono così| che ebbe a tornare a Verona| e fuvvi in breve seguito dal Malaspina. Là pure era Guido di Castello| già ospite di Dante in Reggio| or cacciatone; e con lui Sagacio Muzzio Cazzata| scrittore delle storie di quella città| e narratore delle magnificenze della corte di Verona. Qui era il rifugio apparecchiato a tutti i cacciati Ghibellini ; qui pure onorata stanza a' Guelfi cedenti alla potenza di Can Grande o prigioni di lui| fra cui Giacomo di Carrara| Vanni Scornazzano| Albertino Mussato; e qui poi| come alla corte più splendida d'Italia| guerrieri| scrittori| chierici| poeti| artefici| cortigiani e giullari. Narra il Gaz/ala| partecipe di quelle magnificenze| come avevano tutti questi al palazzo del signore quartieri forniti e distinti| con addobbi ed imprese adatte ad ognuno; trionfi per li guerrieri| i sacri boschi delle muse per li poeti| Mercurio per gli artefici| il paradiso perii predicatori| la fortuna per gli esuli. A tutti era imbandito; ed erano or gli uni or gli altri invitati al desco del signore; più sovente che gli altri| Guido da Castello detto il Semplice Lombardo| e Dante (1).
Ma questa è forse Ira le varie fortune di Dante| una di quelle in che è piti da compatirgli. Che ben può ogni infelice| se conscio d'innocenza| e tanto più se di qualche grandezza| aver conforto dall'una e dall'altra nella solitudine; ma è difficile serbarlo nelle compagnie de' potenti e felici| troppo portati a trar merito dalla ventura| e ad
(1) Queste notizie lasciate gii da Sagacio Muzzio Gazzata| e raccolte poi dal Pancirola| furono pubblicate dal Muratori nel Rer. It.| xxui| p| 2| nella prelazione alla Cronica di Sagacio Gazzala| la quale poi non contiene nel testo siffatte notizie. Onde si vuol dire| o che questo sia solo una parte delle cronache di Sagacio ; od anzi (se mi sia lecita una congettura non venuta in mente a un editore come il Muratori)| che il Sagacio citato dal Pancirola fosse un allro| e probabilmente il padre di quello di cui è il testo Muratoriano. E tanto più che questi pur trovasi chiamalo Sagacino| solilo modo diminutivo di chiamare a que' tempi i figliuoli omo-nomi al padre.
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