Vita di Dante Alighieri di Cesare Balbo
376 libro secondoincolpar le male riuscite. Nè perciò si corra precipiti a condannar Dante d'essersi messo a tal repentaglio ; nò si creda nessuno d'aver cuor più alto o più superbo di lui. Ei v'ha una cotal semplicità propria degli uomini veramente grandi| che li dà vinti alle istanze ed alle prime accoglienze altrui| e non li lascia accorgere delle umiliazioni se non quando sono adempiute. Dante poteva tenersi per pari di chicchessia| e credere di dare in qualunque compagnia tanto o più che non ne riceveva. Ad ogni modo| di tali superbie altrui e disinganni di lui abbiamo non poche memorie. E prima| unaletteradi lui| seguente probabilmente di poco il suo arrivo presso a Can Grande ; la lettera con che rivolgeva a questo| tolta a Federigo di Sicilia| la dedica del Paradiso| non finito| anzi nemmeno inoltrato.
Incomincia così : « Al magnifico e vittorioso signore| il signor Can Grande della Scala| Vicario (1) del sacratis-simo e sereno principato in Verona e Vicenza (2)| il devotissimo suo Dante Àllagherio fiorentino di nascita| non di costumi| desidera vita l'elice per lunghi tempi| e perpetuo incremento del nome glorioso.
« La lode della vostra magnificenza| sparsa dalla vigile e volante Fama| fa così diversa impressione su diversi| che accresce agli uni le speranze| ed altri mette in terrore. Ed io veramente tal grido comparando co' fatti de' moderni| lo stimava superiore alla verità. Ma per non durare in più lunga incertezza| come quella regina orientale che venne a Gerusalemme| come Pallade venne ad Elicona| così io venni a Verona a giudicarne fedelmente co' proprii occhi. Vidi le vostre magnificenze udite per ogni luogo. Vidi insieme e provai li vostri beneficii. E come prima io sospettava che fosse soverchio ciò che se ne diceva| così d'allora in poi conobbi essere questo sufi) Manca questa parola| ma è chiara la mancanza dalla desinenza grammaticale del titolo che segue| e dall'epiteto di sacratissimo| che non può convenire se non al romano imperio.
• (2) In urbe Verona| et civitate Viceniia| così distinguendo la capitale di Cane| con una locuzione che non è possibile volgarizzare.
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