Vita di Dante Alighieri di Cesare Balbo
capo xiii —1314-1318 387
di lui| e negli studii| e in qualunque altra sollecitudine i! pugnesse ; in tantoché più volte e la sua famiglia e la sua donna se ne dolseno| primache| a' suoi costumi adusate| ciò mettessino in non calere. Rade volte| se non domandato| parlava; e quelle| pesatamente| con voce conveniente alla materia di che parlava. Non pertanto| laddove si richiedeva| eloquentissimo fu e facondo| e con ottima e pronta protezione » (1).
Non aggiugnercrn nulla a tal vivo ritratto de' costumi e della persona di Dante| se non ricordando ciò che già togliemmo altrove e dal medesimo Boccaccio e dal Villani anche più contemporaneo| ma forse meno amico (2). Del resto| quanto alle fattezze di Dante| grazie g Giotto amico di lui che ce le tramandò| elle sono delle più certe e le più note che s'abbiano di qualunque nostro grande. Ultimamente un ingegno straniero| che andò viaggiando per ravvisare in ogni nazione moderna le tracce delle diverse schiatte onde ella derivò| giunto in Italia| credè poter pronunciare : essere il volto di Dante il tipo più consueto e caratteristico dell'antica schiatta italiana. Noi accetteremmo volentieri tal conchiusione ; ma ella è di quelle su che sempre rimangonn dubbii| e chi li abbia e speri vederli sciogliere| ricorra alle prove (3).
Ad ogni modo mostralo a dito dagli uni con vituperio| dagli altri con ammirazione non iseevradi terrore| lasciava Dante Verona| per qualunque ragione; ma insomma| con tali rimembranze di quel soggiorno 4 che antepose di nuovo errare qua e là| ed ir poi a finire altrove.
(1) Boccaccio| Vita di Dante| pp. 51| 56.
(2) Vedi indietro cap. vi| oltre la metà sino al fine.
(3) Edwards.
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