Vita di Dante Alighieri di Cesare Balbo
capò xiv —1318-1319 393
fermata la sentenza di Dante da Pio V| che soppresse que' monaci per la decaduta disciplina| e die il lor romitorio a'Camaldolesi (1).
Poco dopo| al fine del canto xxiv| sottopostosi Dante quasi ad un esame scolastico sulla fede| ei si faceva incoronare da san Pietro in paradiso| e quiudi incominciava alteramente il xxv:
Se inai continga che '1 poema sacro| Al quale ha posto mano e cielo e terra| Sì che m'ha fatto per più anni macro|
Vinca la crudeltà che fuor mi serra Del bello ovile| ov'io dormii agnello Nimico a'lupi che gli danno guerra;
Con altra voce ornai| con altro vello Ritornerò poeta| ed in sul fonte Del mio battesmo prenderò '1 cappello.
Nel qual luogo| lungi dal vedere con altri| nuove speranze risorte in Dante| parmi anzi scorgere| dall'ingiurie rinnovate a* reggitori di Firenze| una total disperanza di mai tornare finché reggessero. Ed anzi v'c più : evvi| in quel sognare di essere incoronato in San Giovanni| una reminiscenza e| per così dire| una vendetta| un trionfo| un compenso immaginato e dato a se da se stesso dello scorno offertogli in quel medesimo tempio. Vedremo in breve siffatta immaginazione svilupparsi| e quasi prender corpo e realità in lui| e diventare| comunque voglia chiamarsi| debolezza| vaneggiamento| od anche bamboleggiare degli ultimi suoi giorni. Imperciocché s'invecchia per isciagure come per anni.
Intanto| in questo 1318| poco prima o poco dopo il soggiorno al monistero di Fonte Avellana| è posto dai più la dimora ch'ei fece nella vicina Gubbio| e nel castello di Colmollaro del suo amico| discepolo| encomiatore e commentatore in versi| messer Rosone de' Raffaelli da Gubbio. Era questa de' Raffaelli una famiglia già antica allora e
(1) Pelli| p. 315| n° 14.
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