Vita di Dante Alighieri di Cesare Balbo

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      capo xv — 1320 incirca 407
      Altrove| sono mandati| son ministri; qui è loro albergo| lor patria. Sonovi divisi in nove cori e tre gerarchie| simbolo della Trinità; niun santo| niun'animagià terrena è ivi nominata; e le descrizioni e spiegazioni teologiche si confondono| ora adorne di poesia| ora oscurate dalle discussioni teologiche| e talora dalle satire ricadenti a terra (1). Ma rapito finalmente all'empireo| contempla nuovi cori e nuove danze| nuove figure e nuovi trionfi perenni dell'anime e degli angioli più sublimi. Ed ivi rivolgendosi ad interrogar| come soleva| Beatrice| vedesi appresso in vece di lei san Bernardo.
      Ed ella ov'è? di subito diss'io;
      Ond'egli : A terminar lo tuo disiro| Mosse Beatrice me del luogo mio.
      E se riguardi su nel terzo giro Dal sommo grado| tu la rivedrai Nel trono a che i suoi inerti la sortiro.
      Senza risponder| gli occhi su levai| E vidi lei che si facea corona Riflettendo da se gli eterni rai.
      Allora ci le rivolge que'teneri preghi| che sono quasi compendio e frutto ultimo di lutto il poema| anzi della propria vita:
      O donna| in cui la mia speranza vige| E che soffristi per la mia salute In inferno lasciar le tue vestìge!
      Di tante cose| quante io ho vedute| Dal tuo potere e dalla tua bontate Riconosco| la grazia e la virtute.
      Tu m'hai di servo tratto a liberiate Per tutte quelle vie| per tutti i modi Che di ciò fare avean la potestate.
      La tua magnificenza in me custodi| Sì che l'anima mia che fatta hai sana| Piacente a te dal corpo si disnodi.
      (t)Càntixxvn-xxix.
      ti.


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Vita di Dante Alighieri
di Cesare Balbo
Utet Torino
1857 pagine 474

   

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