Vita di Dante Alighieri di Cesare Balbo
430 LIBRO SECONDOrima (1)-| per persuasione d'alctini loro amie»| messi a volere| quanto per loro si potesse| supplire la paterna opera| acciocché imperfetta non rimanesse; quai>do a Jacopo| il quale in ciò era piti fervente che l'altro| apparve una mirabil visióne| la quale non solamente dalla stolta presunzione il tolse| ma gli mostrò dove fossero li tredici canti li quali alla divina Commedia mancavano| e da loro non saputi ritrovare * (2). Segue poi a narrare quella visione| avuta da Jacopo all'ottavo mese dopo la morte di Dante| e riferita da un valentuomo Ravegnano discepolo di lui| nomato Piero Giardino. Cèrto | con tale aggiunta il Boccaccio toglie autorità a tutto il fatto. Ala parmi che lasciando ciò che porta tal segno di falsità| si debba serbare fede al restante. L'interruzione d'amicizia tra Dante e lo Scaligero ci fa parer molto naturale la sospensione dell'invio degli ultimi canti| e così la non pubblicazione di essi| confermata dall'egloga o lettela a Giovanni di Virgilio. L'esilio e le altre sventure di Dante fanno in lui naturale qualunque sospetto| e così poi l'aver esso nascosto quel resto del prezioso manoscritto; e la brevità dell'ultima malattia| i pensieri profondamente e sinceramente cristiani di Dante| che dovettero preoccuparlo in quella ; e così| chi sa quali ritorni di carità| che talor moderano vendetta od anche giustizia in chi scrive; tutto può spiegare l'aver esso taciuto di qUal ripostiglio : il quale potè poi esser trovato per una di quelle reminiscenze confuse| diurne o notturne | che sembrano talora ispirazioni soprannaturali. Ad ogni modo| e quanto piti o meno si voglia accettare dal Boccaccio| mi pare che risultino certi questi due fatti : che il poema era alla morte di Dante pubblicato tutto| salvo quegli ultimi tredici cauti ; e che questi furono pubblicati coll'invio a Can Grande| pochi mesi o un anno forse dopo la morte di Dante| dai figliuoli. Imperciocché| questi due dovettero essere fatt
£ (1) Benedetto sia tu gran Boccaccio| che distingui in Italia i dicitori in rima dai poeti. Cju'|* ^vT
(2) Boccaccio| Vita| p. 8y. vt j b
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