Vita di Dante Alighieri di Cesare Balbo
capo *vit r- J321-1838 435
ljett^u*a| per la riunione dei due nomi| ambi popolarissimi| dell'autore spiegato e dello spiegante. E fu continuata anche dopo la morte dell'istitutore| ne' dì festivi e in varii luoghi della città; prima da Benvenuto da Imola scolaro del Boccaccio| e più tardi da Filippo Villani| da Francesco Filelfo biografi di Dante| e da altri uomini riputati in lettere (1). In breve| l'uso introdotto così degnamente| da Firenze si sparse per tutta Italia. Fu letta la Divina Commedia| intorno al 1385| in Pisa da Francesco da Buti il commentatore| e da altri poi; e poco dopo in Piacenza| in Milano| in Venezia (2). Finalmente| nel 1396| passata così tutta la generazione che aveva conosciuto| odiato| temuto o invidiato Dante| la Repubblica fiorentina cercò d'aver le reliquie del Poeta| e decretagli un sepolcro. Ma non avendo mai potuto averle dalla città di Ravenna| dismesse il sepolcro; che non fu fatto poi se non vuoto| e| come dicemmo| nell'anno 1829 (3). Così| in tutto il 1300| quel secolo in che fondossi| compiessi e prese sua natura la nostra bella lingua| niuno| nulla fu studiato tanto di gran lunga come Dante. Dei due altri padri di essa| vedesi che il Boccaccio professavasi come scolaro di lui ; e il Petrarca| non professandosi| l'imitò sovente| cadendo quando volle emularlo in un poema| superandolo sì forse nella finitezza delle poesie fuggitive; gloria che avrebbe dovuto bastargli. Del resto| i nostri tre trecentisti sono i soli fra' moderni prima della stampa| che sien rimasti classici| e così| equiparati agii antichi| sieno porti dall'opinione universale all'imitazione altrui. Ma Petrarca e Boccaccio aiutarono ed ajutano per la loro facilità alle volgari e servili imitazioni ; mentre Dante| tra le sue altissime nubi| scampa molto più dal servo gregge. Due imitatori ebbe tuttavia fin dal trecento : Fazio degli liberti nel Dittamondo| e quel .Cecco d'Ascoli che vedemmo carteggiare con esso| ed emularlo in dispute filosofiche;
Pelu| p. 168.
(2) Pelli| pp. 169-171.
(3) Missirini| Comm. II| pp. 19| e seg.
b.
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