Vita di Dante Alighieri di Cesare Balbo
444 libro secondodetrimento l'una dell'altra| e massime senza quelle lusinghe| quelle carezze| quegli assonnamene più vergognosi che non l'ingiurie| più dannosi che non le ferite ; e finalmente i destini nostri allor passati| presenti o futuri| sono da lui giudicati con quella cristiana rassegnazione alla Provvidenza divina| che accettando con pentimento il passato| fa sorgere con nuova forza ed alacrità per l'avvenire. Noi cominciammo con dire| essere stato Dante il più italiano fra gl'Italiani ; ma ora conosciuti i fatti ed anche gli errori di lui| conchiudiamo pure| essere lui stato il migliore fra gl'Italiani. S'io m'inganno| sarà error volgare di biografo; ma come o perchè s'ingannerebbe ella tutta la nostra generazione?
Ed ora tu '1 vedi| io ti lascio a rincrescimento ed a stento| o leggitore| chiunque tu sia che non m'abbia lascialo tu in questo breve lavoro. 11 quale così fosse stato a te piacevole in parte| come fu a me| che ben sento non poter mai più trovarne uno tale! così sopra tutto ti fosse per me agevolato lo studio di Dante 1 che io mi consolerei al pensiero di non avere| una volta almeno| perduta l'opera mia. Tra gli allettamenti e dell'ozio e dell'attività| sempre| a malgrado qualunque progresso| saran gli uomini sviati fuori delle virtù precise e severe| fuori di quella rettitudine a cui cantare vedemmo votarsi Dante. Ma lo sviarsene tra la tranquillità dello studio| il far teorie delle male o delle molli pratiche| l'ammannir le scuse agli oziosi o viziosi| è più reo di gran lunga| massime in Italia; e sarà di dì in dì più vituperato anche in Italia. Allora si giudicheranno gli scrittori| numerosi «altrove| rari e disgiunti fra noi| del secolo xix| meno forse dall'ingegno che non dall'intenzione. Allora possa io rimaner del tutto senza nome| od esser aggiunto| ultimo pure| a coloro che saran detti| essere stati almeno uomini di buona volontà.
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