Vita di Dante Alighieri di Cesare Balbo
458 nota A pag. 305
115 Ov'udirai le disperate strida|
Vedrai gli antichi spiriti dolenti| Che la seconda morte ciascun grida ;
118 E vedrai color che son contentiNel fuoco| perchè speran di venire| Quando che sia alle beate genti ;
121 Alle qua' poi| se tu vorrai salire| Anima fìa a ciò di me più degna : Con lei ti lascierò nel mio partire.
124 Chè quello 'mperadore che lassù regna| Perchè i' fui ribellante alla sua legge| Non vuol che 'n sua città per me si vegna.
127 In tutte parti impera| e quivi regge;
Quivi ò la sua cittade| e l'alto seggio : 0 felice colui cu' ivi elegge !
il combattere fra questi vizii e queste parti di tua patria umana| e che ti volga meco alla contemplazione delle cose immortoli.
115-120. Si comparino questi versi cosi maravigliosi| e|| se mi sia lecito dire| di sì bella onda| di sì larga andatura| con quelli corrispondenti che et-an principio del tentato poema latino :
Ultima regna canatn| fluido contermina mtindo| Spiritibus quae lata patent| quae praemia solvunt Pro mentis cuique suis| data lege tonantis.
(Ed| Min.| v| p. 36).
E prima si vedrà| qual immenso guadagno siasi fatto da Dante e da noi| dall'aver esso preso per istrumentó la lingua volgare invece della latina; poi| che il volgare non fu traduzione dal latino| ma nuova| libera e di gran lunga più bella composizione; e finalmente| che gli squarci latini letteralmente simili all'italiano corrispondente| datici nell'edizione del Codice Bartoliniano| non poterono esser l'originai latino di Dante| ma sono traduzione posteriore di chicchéssia.
121-123. I versi che seguono| fino al fine| sono di quelli felici| in che non è quasi nulla da spiegare. Appena è da avvertire| che I'anima più' degxa annunciata è Beatrice.
124. Chiama Iddio imperadore| perchè quésta era la più alta dignità umana del suo tempo.
127-128| Qui è una distinzione tra imperare e reggere|
^jot !
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