Le occupazioni a difesa del salario e del lavoro sono raccontate con viva partecipazione dai quotidiani della sinistra cittadina. In particolare l’edizione genovese de “L’Unità” diventa la cassa di risonanza delle proteste operaie e portuali contro “gli attacchi del padronato”:
“Non c’è giorno in cui la prima pagina non ospiti (...) o di spalla, o di taglio medio, ma piuttosto frequentemente anche in apertura, la cronaca della “pronta opposizione degli operai”ai continui “attacchi del padronato” (...) Facendo ricorso al solito linguaggio bellico tipico della guerra fredda, retorico e di forte impatto emotivo, cos come al tono celebrativo e solenne il quotidiano contribuisce a un’epopea del movimento operaio genovese, epopea ricordata non solo per l’eccezionale durata delle proteste (gli “82 giorni” della San Giorgio, i “72 giorni” dell’Ansaldo, i “9 mesi” dell’ILVA, i “125 giorni” del Bagnara”a cui si aggiungeranno i “120 giorni” del porto) ma anche per la loro atipicità (...)“. (57)
Gli operai, insieme a tecnici e impiegati, sono guidati e sorretti dalle organizzazioni politiche e sindacali di sinistra (58) e dalle popolazioni di interi quartieri (il ‘ponente rosso’); il movimento operaio è sempre in prima linea durante le agitazioni politiche, soprattutto dopo l'uscita delle sinistre dal governo nel 1947, e in occasione di eventi significativi come l'attentato a Togliatti nel '48 o l'adesione dell'Italia alla NATO nel 1949. (59)
* * *
(57)
B.Bario, L’edizione genovese dell’Unità, cit., pp. 67-68.
(58)
Negli stabilimenti meccanici è la CGIL a guidare il movimento operaio, che fino a metà degli anni Cinquanta conta
oltre il 65% dei consensi operai; subordinata al PCI, sorretta dalla classe operaia specializzata delle industrie
cittadine, fatica ad affermarsi tra le nuove generazioni, spesso meno qualificate. Il "nuovo panorama sindacale" che
si delinea dopo la scissione del 1948 è però articolato e propone molteplici modelli di sindacato, che sostengono
diverse posizioni teoriche e diverse pratiche di dialogo con le istituzioni e la politica. CGIL CISL E UIL restano i
sindacati maggiori, legati ai partiti della Resistenza, mentre nascono altri sindacati autonomi: per esempio si
costituisce il CISNAL legato all' MSI. (F. Peschiera, V. Traverso, Il sistema delle relazioni industriali, cit.,
pp. 383-87).
(59)
Il dato, peraltro, è in linea con la politica sindacale nazionale. (Ibidem, p. 384). Il coinvolgimento politico del
movimento si spiega anche con motivazioni rivendicative: "Negli anni della ricostruzione e ancora più negli
anni '50 prevale nel movimento operaio la convinzione che la ristrutturazione industriale sia in gran parte attacco
politico, tentativo di mettere in discussione l'esistenza di un'intera comunità. Questa tesi si diffonde come senso
comune nella cittadella operaia assediata, nei quartieri rossi del ponente. Nello stesso tempo la resistenza operaia è
rappresentata come battaglia (...) di rilievo nazionale, contro i disegni di sistruzione del patrimonio produttivo e
quindi contro l'assenteismo e la subalternità dell'industria pubblica ai grandi monopoli privati”. (P. Arvati,
Genova e l'Ansaldo, cit., pp. 182-186).
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