Gelasio Adamoli - La direzione de "L'Unità" (1951-1957) - Gli articoli

La lista ligure del Partito Comunista Italiano
ADAMOLI - Già Sindaco di Genova

(elezioni politiche del 1953)

I candidati degli altri partiti, nel collegio ove il P.C.I. ha presentato Adamoli per il Senato, si danno un gran da fare. Conoscono il loro competitore e sanno bene che cos'è Adamoli per il popolo genovese. Qui egli ha comandato le S.A.P. durante la guerra di liberazione; arrestato e minacciato di morte dalle s.s., è stato uno degli artefici della salvazione delle officine e del popolo; vicequestore nei momenti più difficili successivi all'insurrezione nazionale, ha dato il massimo contributo al ristabilimento della concordia operosa; sindaco di Genova, ricostruttore della città, ne ha portato la volontà di pace nei più importanti congressi internazionali; è il direttore dell'edizione ligure de "L'Unità" membro autorevole dell'Esecutivo provinciale del P.C.I., capo della opposizione consigliare da quando Tursi fu conquistato con l'inganno degli "apparentati" (e i voti di preferenza che egli ha avuto superano di gran lunga quelli del suo successore).
I più velenosi avversari politici, mobilitando tutte le energie dei comitati civici e delle sacrestie socialdemocratiche, non hanno potuto accusarlo d'altro che di portare i "mustascetti". Lo hanno chiamato anche "sindaco delle barricate". Infatti, se volete avvicinarvi a Gelasio Adamoli dopo un suo comizio, vi trovate di fronte a vere e proprie barriere umane; una marea di gente, col povero abito del popolano o con quello elegante di chi può pagarselo, che gli fa ressa intorno per esprimergli il proprio affetto, per fargli conoscere il figlio, per stringergli la mano. Nel cuore del popolo genovese egli è tuttora e sempre "il sindaco". Quanto all'allusione ai fatti di Genova del 14 luglio 1948, che quella espressione contiene tutti qui sanno bene che si deve anche alle iniziative e al profondo senso di responsabilità del "sindaco delle barricate" se la saggia azione politica del P.C.I., attraverso l'opera di tutti i suoi dirigenti, se si poté allora salvare la pace della città minacciata dalla provocazione del ministro di polizia e dei gerarchi locali della d.c.. Anche coloro che non condividono le opinioni politiche di Adamoli parlano di quest'uomo con incondizionata stima, ne apprezzano il forte ingegno, l'assoluta devozione al pubblico bene; vorrebbero averlo dalla loro parte.
Ormai il nome di Adamoli è noto in tutta Italia, ma a Genova esso ha risonanze più profonde e più cordiali. Per questa città egli ha rischiato la vita; trovandosi nel Sud, cessata, per l'arrivo degli alleati la lotta partigiana sui monti d'Abruzzo alla quale egli aveva attivamente partecipato, a Genova volle tornare, passando le linee tedesche, a combattere per la sua liberazione, per l'affetto che ad essa porta. Egli è l'uomo che poi ha dato anni della sua esistenza, giorno dopo giorno di aspro lavoro, per sanarne le ferite, per avviarne la ricostruzione; l'uomo che i genovesi hanno veduto con loro, in guerra e in pace, in ogni giusta lotta da essi affrontata. Fino a tarda notte, anche la domenica, l'ufficio del primo cittadino di Genova era illuminato, quando il sindaco si chiamava Adamoli. Chi transitava per via Garibaldi sapeva che dietro quelle finestre c'era un uomo che trascorreva anche le necessarie ore di svago lavorando per Genova. A parte le sue precipue qualità di amministratore e la sua correttezza esemplare, carattere tipico dell'attività politica di Adamoli è stato l'equilibrato, patriottico senso della concordia, dell'unità cittadina e nazionale, per cui l'interesse collettivo va posto al di sopra non soltanto del tornaconto egoistico, ma anche delle singole opinioni. Ciò rifulge nello sforzo unitario e solidale di tutta la cittadinanza, per la salvezza dell'Ansaldo minacciata, della produzione, del pane dei lavoratori: moto unanime che Adamoli seppe interpretare giustamente e intorno ad esso creare l'unità di tutte le correnti nel Comune democratico. Ma ognuna delle sue notevoli realizzazioni reca tale impronta; della ricostruzione della città ai servizi pubblici riorganizzati e migliorati, dalle case popolari alla difesa del lavoro e dei diritti politici del proletariato, dalla riorganizzazione e riedificazione dei nostri musei alla "Settimana della cultura", che fu il più importante convegno d'intellettuali negli ultimi anni non solo per Genova ma per la Italia.
Fondamentale è il suo contributo per la introduzione, nel lavoro comunale, di metodi nuovi, profondamente democratici, per cui anche per problemi quali il bilancio, la questione tributaria e simili, si realizzava un profondo legame fra gli amministratori e il Comune democratico. Il Comune era veramente del popolo.
A tutti coloro che vivono del proprio lavoro, agli operai e agli intellettuali, ai contadini, ai giovani, egli ha saputo dare l'indicazione precisa perché aveva compreso le loro esigenze, studiato i loro problemi, condiviso la loro ansia di rinnovamento, di progresso. Così egli si è conquistato la stima delle più varie categorie e persone; sa suscitare il loro entusiasmo operoso, come ha fatto e fa qui al giornale, continuando l'opera di Bini che, si può dire, ha creato l'edizione ligure de "L'Unità".
"Se tutti i comunisti fossero come lei prenderei subito la tessera", dicono in genere ai nostri compagni che ricoprono cariche pubbliche. Ma tali essi sono, devoti al popolo, onesti, sagaci ed alacri costruttori, perché così li ha formati il Partito di Gramsci e di Togliatti. L'integro ed illuminato operare di Gelasio Adamoli è il frutto della educazione comunista che egli ha avuta dal Partito, nelle cui liste elettorali sono gli uomini più legati all'interesse collettivo e nazionale, più consci del loro dovere patriottico. L'amore per la città da lui amministrata, come per ogni lavoratore, per ogni oppresso: ecco la sorgente morale che, accoppiata alla vigoria dell'ingegno, ha fatto di Adamoli una personalità politica d'indiscusso valore. Ma la facoltà dell'ampia visuale nazionale, della saggia moderazione, dell'energia costruttiva e rinnovatrice, gliel'ha data il Partito.
Anche il padre di Adamoli era stato un attivo antifascista, perseguitato: il nonno fu garibaldino. Una tradizione familiare di fedeltà alla patria, al rispetto del diritto di ogni cittadino, al lavoro, alla cultura, alla possibilità di far valere, secondo la vocazione e le capacità, il proprio essere interiore. Adamoli vuole, per tutti i genovesi e per tutti gli italiani, che tale diritto venga dalla società realmente soddisfatto. Per questo egli ha già lungamente, con rigorosa abnegazione, lavorato e combattuto. Lo ha mosso soprattutto la generosità del suo sentire. E' qui, anzi, il tratto più caratteristico della sua personalità. Dalla sua faccia buona, dal suo cordiale sorriso ogni uomo o donna che va da lui ad esporgli le proprie ansie e le proprie aspirazioni, intuisce subito che egli non soltanto comprende il suo particolare dramma (e saprà indicarne la possibile soluzione) ma sinceramente partecipa al suo trepidare, prova come se fosse propria l'angoscia che ne deriva. Anche quando si tratta di questioni per il momento non risolvibili, sempre la parola di Adamoli conforta, dà sollievo, speranza. In questa sua umanità, in questa bontà fattiva, consapevole delle cause della sofferenza e dei mezzi per eliminarla, in questa cordialità comunista, è la ragione più profonda della sua vastissima popolarità.
Se girate per Genova, con Adamoli vedete spesso il suo sguardo volgersi preoccupato verso un'aiuola non ben tenuta, una strada lasciata in uno stato indecoroso, un gruppo di donne che fanno la fila col secchio perché intere zone di questa meravigliosa e civile città sono tuttora lasciate prive d'acqua; lo vedete salutare sorridendo un operaio, un tranviere, un insegnante. Genova, i lavoratori genovesi: non v'è un momento che il suo pensiero non sia per loro. Certamente al Senato della Repubblica quest'uomo porterà la volontà che fu di Balilla e di Buranello. Per il popolo, Adamoli significa giustizia.


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