Soci, secondo gli annuari geografici è una cittadina sul Mar Nero, quasi al confine della Repubblica Russa con la repubblica di Georgia, di poche decine di migliaia di abitanti. Ma Soci non è solo una cittadina, è un intero territorio che per chilometri e chilometri si distende lungo la costa che a tratti ricorda nettamente la nostra riviera ligure e che, fra boschi e giardini, contiene centinaia di meravigliose costruzioni che come castelli di una nuova epoca segnano, fra mare e monti, una delle più umane conquiste della società sovietica: le case di riposo per i lavoratori.
Prima della Rivoluzione Soci era un borgo di pescatori e lungo la costa che precipita sul mare, di incantevole bellezza, biancheggiava qua e là qualche villa colma degli ozi della nobiltà zarista.
Oggi Soci è il più famoso luogo di villeggiatura dell'Unione Sovietica: milioni di lavoratori ci hanno trascorso il loro periodo di ferie. A Mosca, può dirsi in ogni casa, si trova, bene in vista, il classico ricordo di Soci, una anforetta di legno di botte su cui appare inciso il profilo di una balena.
Per un italiano che conosca la riviera ligure o la conca d'oro e la costa di Amalfi o le rive dei laghi, per un italiano che ricordi Sanremo o Taormina o Capri, la visione di Soci non dovrebbe suscitare una particolare emozione. Né dovrebbe essere necessario per un italiano fare migliaia e migliaia di chilometri per andare a trovare proprio nella terra russa, che forse per tanti è essenzialmente steppa o incolore pianura, una riviera fiorita ove sostare con le proprie speranze o per avvertire il senso eterno delle armoniche creazioni della natura.
Pure, anche chi ha gli oggi pieni di sole, di colori dei fiori, di immagini di stupendi palazzi, a Soci, come in tante altre località del Mar Nero, dalla Crimea alla Abcasia, piene di sole, di fiori, di stupendi palazzi può avvertire, certo per la prima volta, il significato commovente della conquista della natura per la gioia semplice di tutte le creature umane.
Tutto a Soci è degno dell'uomo, nulla è contro la coscienza dell'uomo, nulla della sua smagliante natura è oltraggiato da segni di un dominio egoistico e tutti gli abitanti di Soci - e milioni sono i cittadini di Soci anche se l'annuario parla di poche decine di migliaia - sono tutti egualmente padroni di una eguale felicità.
Sanremo è anche chiamata la città d'oro e nessuno vuol qui sconfessare la legittimità di una tale impegnativa definizione, ma l'oro di Sanremo, non dico quello dei "Luigi" o dei "Napoletani", ma neanche quello gratuito del sole, riesce ad andare oltre la cinta dei grandi alberghi: dietro la maschera di civiltà delle vie centrali si celano i vicoli, con la loro triste parata di tuguri e di miseria.
Sanremo è uno dei tempi più famosi del turismo internazionale, ma i turisti che vanno a Sanremo non hanno timbrato il cartellino delle ferie in qualche officina, non hanno le mani callose dei contadini, non hanno lasciato una cattedra di scuola o il banco di un negozio.
Soci non si chiama in nessun altro modo che Soci, ma tutte le sue case sono egualmente degne dell'uomo e le sue bellezze naturali, i suoi teatri, i suoi parchi di cultura, il suo mare e i suoi colli carichi di verde appartengono a tutti, all'operaio delle officine Stalin di Mosca come al minatore del Sombas, al giornalista della Pravda al kolkoziano di Kiev, al professore come al soldato, allo scienziato come al ferroviere.
L'articolo 110 della Costituzione sovietica assicura a tutti i cittadini il diritto al riposo, garantito dal congedo pagato concesso agli operai, agli impiegati, ai militari di carriera, e la Costituzione sovietica non è un programma, o una speranza o una "trappola", come certe costituzioni di nostra conoscenza, essa è la codificazione solenne delle conquiste reali della società socialista.
Se si potesse volare tanto in alto da riuscire ad abbracciare in un solo colpo d'occhio la fitta rete di case di cura e di riposo create ovunque la natura offre le migliori condizioni per la serenità e la salute dell'uomo, si vedrebbero a mille e a mille, sul volto antico sino a ieri avaro della terra russa, i segni dei monumenti nuovi eretti per la gioia dell'uomo.
Prima della Rivoluzione esistevano in Russia trentasei stazioni di cura e cinquantasei stabilimenti terapeutici che potevano ospitare al massimo tremila persone, tremila privilegiati.
Oggi esistono 350 stazioni termali, climatiche e balneari che comprendono 2.500 case di riposo nelle quali due milioni e mezzo di lavoratori possono essere contemporaneamente ospitati. Nel solo dopoguerra le organizzazioni sindacali hanno speso per le costruzioni di case di riposo sette miliardi di rubli: quanto il nostro Paese spende in un anno per il riarmo.
L'anno scorso quattro milioni e mezzo di persone hanno trascorso le loro vacanze nelle case dei sindacati: entro il 1955, secondo il quinto piano quinquennale, le case di riposo saranno 3.500 e potranno ospitare sei milioni di lavoratori nel giro di un anno.
Soci, da povero borgo di pescatori, nel corso di una generazione, è diventato il più grande centro di riposo dell'URSS. Oltre 150 grandiose case di riposo sono già in funzione e attorno ad esse vi è articolata una città così scrupolosamente curata nell'ordine, nella pulizia, nell'architettura, così lucida da far pensare ad un plastico tenuto sotto vetro.
E' ambizione di tutti i sindacati dell'URSS di avere una loro casa di riposo a Soci e ovunque si scorgono nuove costruzioni che tendono a superare le precedenti in grandiosità e bellezza. L'architettura e l'ubicazione dei palazzi risponde a principi d'urbanistica liberi dalla schiavitù delle speculazioni edilizie. Il verde dei colli e l'azzurro del mare non appaiono affatto toccati dall'inesorabile aggressione del cemento che ha distrutto tante bellezze della nostra terra.
Quest'anno, fra le altre, è entrata in funzione la Casa dei minatori, una costruzione di stile neo-classico che si presenta con la sontuosità di un albergo di lusso e nelle cui stanze, arredate con perfetto gusto moderno, trovano contemporaneamente ospitalità un migliaio di lavoratori con i loro familiari.
Prima che i minatori decidessero di costruire a Soci un'altra delle loro meravigliose case di riposo, era l'edificio degli ufficiali dell'Esercito Sovietico, la Casa "Voroscilov", che vantava il primato della bellezza architettonica e delle comodità funzionali.
I minatori conducono ora i loro fratelli ufficiali a visitare la loro nuova magnifica costruzione e si divertono un mondo a stupirli mostrando la ricchezza e la varietà degli impianti: i modernissimi gabinetti medici, i campi sportivi, la biblioteca, i circoli di biliardo e degli scacchi e la cucina, settore sempre particolarmente importante dell'organizzazione singola e collettiva dei sovietici.
I minatori, con tono semiserio, ti dicono che, pur scegliendo una città di mare per il loro riposo, si sono messi in grado di villeggiare contemporaneamente sui monti. Infatti la loro casa è stata costruita in cima ad un colle, in mezzo ad un bosco ricco di pini, di abeti, di cipressi, di faggi, e il mare è giù, molto in basso, tanto che neanche nelle notti di tempesta se ne sente l'urto contro la roccia. Ma essi raggiungono l'onda marina senza nessuna fatica perché una modernissima funicolare, la cui costruzione è costata una somma pari a un miliardo e mezzo di lire italiana, in pochi minuti li conduce alla riva e li riporta alla serena dimora vestita di verde.
Le attrattive di Soci non si esauriscono però nel suo territorio, una rete di strade panoramiche, appositamente costruite e che si snodano in mezzo ad immensi boschi gelosamente protetti da ogni offesa, collegano la costa con le suggestive montagne del Caucaso.
Da Soci, come da Kosta, da Adler, da Gagri, da Sokum partono ogni giorno diecine di pullman, di proprietà delle varie case di riposo, che trasportano i villeggianti verso l'interno, verso la conoscenza di antiche, ignorate bellezze che solo la liberazione dell'uomo ha permesso di offrire alla gioia dell'uomo.
Una gita famosa, vorrei dire d'obbligo, poiché nessun lavoratore che vada a soggiornare sulla costa del Mar Nero manca di farla, è quella al lago Riza, situato a 130 km. da Soci, a oltre 2.000 metri di altitudine.
Al tempo zarista tale lago non appariva neanche sulle carte a piccola scala, la sua esistenza era nota solo a qualche nomade pastore che sulle sue rive sostava nel corso delle sue trasmigrazioni stagionali.
Alcuni anni dopo la Rivoluzione esso fu scoperto - è proprio il caso di parlare di scoperta - da alcuni comunisti sovietici che si premurarono di segnalarlo alle autorità governative. Ed oggi non vi è sovietico che non conosca almeno di nome il lago Riza, sia perché cento volte è stato descritto sui libri e riviste, sia perché Stalin in diversi anni, ha trascorso sulle rive del Riza il suo normale periodo di riposo.
Le acque del lago, fermissime, perché neanche un filo di vento riesce a penetrare entro la barriera circolare dei monti che forma un grande, naturale bacino, sembra abbiano raccolto tutto il verde dei pini e degli abeti che sino alle linee di cresta coprono la biancastra roccia caucasica. Se alcuni motoscafi non rigassero qua e là quella lastra, offrendo nel gioco delle piccole onde nuovi, straordinari riflessi di colore e di luce, potresti pensare ad una grande colata di smeraldo sfuggita a chissà quale fantastica fucina, imprigionata per l'eternità entro insormontabili muraglie di roccia.
Ogni giorno, nella buona stagione, centinaia di pullman trasportano lassù - donde si scorgono, lontani, i ghiacciai delle alte vette del Caucaso - migliaia di persone. E ancora una volta, si tratta di operai, di professori, di contadini, di impiegati, di lavoratori di ogni condizione e provenienti da ogni angolo dell'Unione Sovietica che si incontrano lungo il cammino della felicità. I canti che nelle birrerie e nei ristoranti - tutti raccolti in una stessa zona per lasciare il più possibile intatta la silenziosa bellezza delle rive - si alzano, incoraggiati dal buon vino della Georgia, sembrano voler fissare la certezza nella vita serena per sempre conquistata da tutto un popolo.
Ancora una volta è alla mia terra che ho pensato, anche lassù, nel turbamento che saliva dal misterioso fascino di quelle acque e con il cuore colmo della semplice gioia che raccoglievano dai canti dei compagni sovietici, alla mia terra tanto bella e capace di trasfondere tante sensazioni profonde e tanto ignorata e inaccessibile a milioni di italiani, come per secoli ignorata e inaccessibile a milioni di russi è stata la sognante realtà del lago Riza.
Da quella terra felice, perché tale l'hanno resa gli uomini, si leva, non solo dalle fabbriche, dal Palazzo delle Scienze grande come cento cattedrali, dalla pace dei focolari domestici, ma anche dalle città luminose edificate solo per la gioia e per il riposo dell'uomo lavoratore, il messaggio definitivo della civiltà socialista che tutti i popoli della terra con la loro lotta, sapranno far proprio.
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