Gelasio Adamoli - La direzione de "L'Unità" (1951-1957) - Lettere al Direttore


Bipartitismo (1952)

In questi giorni ho discusso con degli amici sulle elezioni americane. Io sostenevo che il sistema del bipartitismo non permette all'elettore americano una vera libera scelta. Mi è stato detto che ciò non è vero, poiché i candidati alla presidenza sono numerosi e che, inoltre, la segretezza del voto significa anche libertà di voto. (Carlo Secchi, Genova)

           Mentre stai leggendo questa risposta il mondo è inondato dalle notizie delle agenzie americane sui risultati delle elezioni presidenziali. Inoltre, nei giorni scorsi, abbiamo avuto occasione di trattare ampiamente il carattere delle elezioni americane e perciò questa mia risposa può forse apparire superflua o superata dagli avvenimenti.
           Ma il tema da te posto ha un suo interesse permanente e penso perciò che valga la pena, per me e per te, di considerarlo ancora un momento.
           E' esatto quanto all'affermazione secondo la quale diversi sono i candidati alla presidenza. Anche sotto questo aspetto, formalmente, la «democrazia» americana cerca di avere le carte in regola: infatti non sono necessarie troppe formalità per presentarsi come candidato. Però se tu chiedi anche al più attento lettore di giornali di dirti quanti e quali sono stati i candidati alla presidenza nelle elezioni conclusesi ieri, tu sentirai parlare soltanto di Stevenson e di Eisenhower e solo i lettori dei giornali democratici potrebbero farti un terzo nome, quello di Hallinan, candidato del partito progressista.
           Io stesso che, per dovere professionale, certe cose dovrei conoscerle, non potrei dirti in proposito molto di più, poiché per quante ricerche abbia fatto, in nessun giornale o rivista, anche americani, ho trovato l'elenco dei candidati. In un annuario internazionale ho letto che nelle elezioni del 1948, dalle quali uscì vincitore Truman, i candidati erano 11. Vale la pena di ricordare quali partiti essi dichiaravano di rappresentare: repubblicano, democratico, progressista, dei diritti degli Stati del Sud (razzista), socialista, laburista, socialista operaio, nazionalista-cristiano, proibizionista, uno chiamato «della carta moneta», e ancora uno «dei vegetariani».
           Come vedi un bel panorama, molto largo, tipicamente americano, nel quale perfino il «socialismo» (naturalmente, più o meno, quello alla Saragat, per intenderci) trova il suo bravo posto al sole.
           Questa è la forma, la sostanza è un'altra. La sostanza è che nelle elezioni del 1948, come nelle attuali, eccetto che per i due «grandi», di tutti gli altri candidati si è saputo nulla o poco più di nulla: la sostanza è che nel 1948 il 95.53% dei voti si concentrarono su Truman e su Dewey, nessun senatore venne eletto che non fosse democratico o repubblicano e un solo deputato, su un totale di 435, un laburista, riuscì a rompere l'uniformità della rappresentanza bipartitica.
           Si tratta di un orientamento preciso del corpo elettorale americano o di qualche cosa d'altro che soffoca tutto ciò che non entra nel sistema bipartitico?
           Si tratta proprio di qualche cosa d'altro. I mezzi di informazione e di formazione dell'opinione pubblica americana — stampa, agenzie, radio, televisione, — sono dominati dai detentori del capitale finanziario, tutta la macchina elettorale è controllata da essi e non vi è alcuna possibilità, nel clamore che viene creato attorno ai due «grandi», a un'altra voce di riuscire a farsi sentire.
           La campagna elettorale americana viene condotta su un piano tale per cui solo chi dispone di miliardi può sostenerla: basta solo questo fatto, per confermare che non vi è posto nella competizione per chi non vive nel mondo dei miliardari.
           Solo il partito progressista. per la validità della sua iniziativa politica, per l'aderenza alla realtà nazionale, per il suo linguaggio che è quello della gente semplice d'America, per il suo programma nel quale le parole pace, libertà e democrazia hanno un contenuto, riesce a mantenere un suo diritto di cittadinanza politica. Ma esso non riesce ad introdursi efficacemente nel dibattito elettorale, bloccato anch'esso dalla cortina dei miliardi.
           I tuoi amici ti diranno che, comunque, la lotta fra due partiti esiste e che perciò esiste una scelta per l'elettore.
           Ma il bipartitismo è solo una lustra per coprire la dittatura dei monopoli, anzi il bipartitismo è il bene più prezioso dei capitalisti americani e la «vera pupilla dei loro occhi», come ha scritto William Z. Foster (in "Il Crepuscolo del capitalismo", ed. Cultura Sociale, 1949: un libro che ti consiglio di leggere). Il bipartitismo è un trabocchetto politico infallibile poiché pone il popolo americano nella condizione di scegliere il male che crede minore.
           Le elezioni americane non aprono più, da tempo, una prospettiva di un qualsiasi mutamento di rilievo nella politica economica, nella politica interna, nella politica estera USA.
           Chi è più fascista, fra il partito repubblicano che con il suo Mac Carthy minaccia fulmini su qualsiasi organizzazione progressista e il partito democratico che, essendo al potere, ha imprigionato i dirigenti del Partito comunista americano? Chi è più guerrafondaio fra Truman che ha scatenato la guerra in Corea e che ha creato, o ha cercato di creare, l'esercito atlantico di aggressione e Eisenhower che ha posto nel suo programma la «liberazione dei popoli oppressi dal comunismo»? Chi è più reazionario dei due, quando la legge antisciopero del repubblicano Taft è sfata approvata dai democratici al potere?
           La lotta elettorale non è fra due idee o fra due programmi, ma fra due cricche, appartenenti agli stessi strati sociali dei grandi ricchi, i quali investono miliardi in un gioco nel quale chi vince sarà ampiamente ripagato.
           Chi potrà mai dire perchè è stato eletto l'uno piuttosto che l'altro?
           E che cosa cambierà della politica americana dopo queste elezioni?
           La risposta non può essere lasciata al vincitore, egli non potrebbe che rispondere: Nulla.
           La risposta dev'essere lasciata ai popoli, particolarmente al popolo americano che dovrà capire l'inganno di una «inesistente e libera scelta».




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