I.
(a pagina 142).
La sfida degli ufficiali del Magellan.
Nel 1849, dopo la battaglia di Novara, la divisione lombarda si ritirò alla Spezia, per imbarcarsi e recarsi a Roma, ove si apparecchiava la difesa contro i francesi.
Il primo battaglione aveva già salpato per Livorno, quando Le Magellan, nave da guerra francese, si avvicinò al legno italiano, gli intimò la resa, e lo rimorchiò catturato alla Spezia. Avendo gli ufficiali francesi dal loro bordo
risposto insolentemente alle domande de' lombardi, questi, appena arrivati a Spezia, inviarono agli avversari il seguente cartello di sfida, redatto da Carlo Arrivabene:
Spezia, 30 Avril 1849
A messieurs les officiers de la frégate Le Magellan
capitane l'Évéque.
Messieurs!
“Nous, officiers de la division lombarde, écartons ici la question politique qui a amené la capture dea bàtiments
qui conduisaient les soldats lombards vers le sol romain.
“L'histoire est le juge sévère des hommes et des choses, l'histoire, disons nous, se chargera de juger la conduite du gouvernement francais, dont nous subissons la loi connue, celle de plus fort, mais ce que nons demandons
c’est une prompte satisfaction anx officiers des Magellan
de la manière inqualifiable dont on nous a traités.
En refusant de recevoir au bord de la frégate l'officier qui commandait notre expedition; en nous menacant
ouvertement de nous mitrailler, ils on fait acte indigne
de gentilhommes et de militaires.
Quoique malheurenx, nous portons encore les epaulettes, dont nous a decoré un roi génereux mais infortuné, qui a combattu pendant une année ces memes antrichiens qui, en 1814, ont bivouaqué sur la place du Carrousel à Paris, et pour cela méme on nous devait les égards qui sont admis par toutes les armées du monde, et que Radetzky méme a su respecter envers les prisonniers lombards faits à Mortara.
“Aussi, messieurs, nous avons chargé la personne qui
accompagnait monsieur le commandant l'Evèque à la Spezia, de vous dire que nous exigeons une réparation personnelle des insults qui nous ont été faits, et nous venons répéter notre domande par ce message.
“Nous vous laissons le soin de régler toutes les conditions du combat, que nous vous offrons à la face de
l'Europe, car elle aura connaissance de cette lettre par la voie des journaux.
“Veuillez, messieurs, nous faire connaitre votre determination et recevoir l'assurance de nos sentiments distingués.
Pour los officiers de la division lombarde.
Colonnello Arduino
Capitano Rosalia
Maggiore Gliamas
Tenente Arrivabene Carlo
Ten. colonnello Francisconi
Tenente Monti Minio
Capitano Mainoni
Sergente Carissimi.
Questi nomi si leggono in fine al documento quale fu stampato nel giornale l'Opinione del 5 maggio 1849, N. 107 da Giulio Rezasco.
Mentre una copia manoscritta di Carlo Arrivabene, reca questi altri nomi:
Maggior Trotti
Tenente Bonfanti
Capitano Ciani
S. ten. colonnello Arduino
Capitano Casalla
Capitano da Sala
Capitano Rusca
Capitano Brusari
S. tenente Comolli (1)
Ten. Monti
Tenente Arrivabene, ufficiale d’ordinanza
Ten. Robiati
Tenente Ezechiolli.
(1) Giulio Comolli apparteneva a nobile famiglia di Varese. Dopo aver prestato il braccio alla patria nel 1848-49 si imbarcò per l'America in cerca dì fortuna. Quindi passò in Australia, attrattovi dalle lusinghe destate negli animi dalla scoperta di ricche miniere d'oro, insieme con Manfredo Camperio ed Alessandro Carissimi, sergente furiere nella divisione lombarda, e menzionato tra i sottoscrittori del caritello.
Il Comolli morì di violenta febbre a Giava il 14 dicembre 1853, mentre stava rimpatriando dopo un seguito di peripezie.
Probabilmente i primi furono i sottoscrittori del cartello, e questi ultimi sono una parte degli ufficiali del battaglione aggiunti a memoria dopo qualche tempo.
Questi o quelli i campioni, la sfida non ebbe seguito perchè gli ufficiali del Magellan, per sola risposta, diressero la fregata a tutto vapore su Civitavecchia.
Per quanto poi ci consta, il testo del cartello, oltre che nell'Opinione, venne riprodotto solamente in un opuscolo intitolato: Memorie storiche della colonna mantovana, stampato in Cremona nel 1S35, che si suppone scritto dal maggiore Napoleone Mambrini, sebbene la pubblicazione rechi le iniziali N. F.
Tutti questi curiosi ragguagli ed altri molti, tra cui una interessantissima narrazione del conte Giovanni Arrivabene, preso dagli austriaci mentre si ritirava con Garibaldi, nel 49, dopo la resa di Roma, che la natura del mio libro non mi consente di riprodurre come meriterebbe, mi
vennero forniti dal deputato Silvio Arrivabene, degno continuatore delle patriottiche tradizioni dli famiglia, e possessore dei preziosi documenti.
II.
(al capitolo VI e VII).
Consigli di Garibaldi ai suoi volontari del 1866.
Avrei voluto porre in testa al sesto capitolo dei Miei Ricordi questi preziosi consigli scritti di pugno di Garibaldi per i suoi volontari del 1835. Ma la natura del mio libro non me lo consentiva, e li riporto in appendice, in ogni modo sembrandomi necessario di farli conoscere quanto più è possibile.
Il manoscritto, in parte a matita, in parte in inchiostro, e non completato del tutto, venne da Garibaldi regalato al suo fido amico Fazzari, e da questi al generale Gandolfi, che a sua volta ne arricchì la biblioteca della Camera.
Io lo riproduco, ottenute le debite licenze, nella forma in cui il Gandolfi stesso, autore di belle pagine sul generale Garibaldi, lo ordinò e lo stampò per uso interno della Camera.
L'amico Menotti Garibaldi, mentre leggevamo insieme queste mirabili norme militari tracciate da suo padre, mi accennava poi ad un altro manoscritto dello stesso genere, l'ordine di marcia dei corpi garibaldini in Francia nel ‘70 per andare a difendere Lione, in caso che alla scadenza
dell'armistizio si fossero riprese le ostilità, e che egli, Menotti, aveva consegnato all'ammiraglio Penhoat, allorché questi rimpiazzò Garibaldi nel comando dell'esercito dei Vosgi. Accenno all'esistenza di tale scritto onde provocare possibilmente anche di quello la pubblicazione.
ALCUNE CONSIDERAZIONI AI MIEI COMPAGNI D'ARMI IN PRESENZA DEL NEMICO.
1. Un ufficiale dev'essere il padre de' militi che comanda e dev'esser prode. - Egli s'accorgerà della verità di quest'assioma - in tutte le circostanze - massime nell'ora del pericolo ove il milite, che ha fiducia nella bravura del suo capo che ama, farà miracoli per contentarlo - ed averne una lode.
2. Io riconosco due metodi soli per combattere. - L'ordine aperto e l'ordine serrato.
3. L'ordine aperto è indispensabile per attaccare e per difendersi. - Una o più catene di bersaglieri fronteggianti il nemico in qualunque direzione quello si trovi, sono di assoluta necessità.
4. Le catene di bersaglieri mascherano il grosso delle colonne - le difendono dal fuoco dell'artiglieria e de' bersaglieri nemici che tengono lontani. - Sono sempre più a portata di osservare i movimenti del nemico - ed infine
danno agio nello spiegamento delle colonne ed al loro avvicinarsi alla linea di battaglia del nemico.
5. La colonna serrata per piccole o per grandi masse secondo il terreno ed il numero de' combattenti, è l'ordine mio prediletto.
6. La colonna serrata è l'ordinanza più mobile - più offendevole - più difensibile - e nello stesso tempo quella che occupa meno terreno - conforme al precetto di guerra di riunire più forze su di un punto determinato.
7. Essa non teme mai la cavalleria da qualunque parte venga attaccata, perché può far fronte facilmente da qualunque parte - e far fuoco con i ranghi esterni.
8. Coperta dalla sua catena di bersaglieri essa avanza colla fronte proporzionata al terreno che deve percorrere sino in vicinanza della linea nemica che assalta allora a passo celere con molta probabilità di successo - per poco che sieno agguerriti i suoi militi - incoraggiti i primi ranghi dal gran numero che li segue e riparati gli ultimi dai molti ranghi che li precedono.
9. La colonna serrata deve scansare possibilmente il cannone - e ciò dipende dalla sagacia del capo. - Se una colonna serrata dovesse percorrere uno stradale diritto avendo di fronte il cannone nemico, certamente essa sarebbe distrutta prima di giungere. - Ma in quel caso la colonna non attacca di fronte se non dopo di aver messo in confusione il nemico con attacchi di fianco.
10. In pianura, con un esercito di varie divisioni - dopo di aver spinto avanti un numero di catene di bersaglieri, non mai inferiore ai bersaglieri nemici, se è possibile, si può formare la prima linea di battaglia con compagnie serrate in massa. - La seconda con battaglioni
in massa - e le riserve con masse maggiori, se si vuole, ma pronte a suddividersi.
11. In collina, nei monti, o terreni scabrosi - dopo d'aver spiegate le solite e necessarie catene di bersaglieri che devono essere più numerose ancora - io vorrei le linee di battaglia formate di semplici Compagnie in massa - meno
le riserve che possono essere di masse maggiori.
12. Un corpo qualunque che carica il nemico è impossibile che lo raggiunga colla punta della baionetta, in ordine e co' suoi allineamenti corretti. - Il corpo serrato in massa formato in colonna d'attacco, avrà sempre il vantaggio su qualunque altra ordinanza. - Egli perderà più
presto o più tardi l'esattezza delle sue rette e le trasformerà in curve, ma sarà sempre una massa imponente che per poco che sia spinta da slancio patriottico o da onore militare, infrangerà qualunque linea le si presenti. - In un caso decisivo si può lanciare al nemico anche la massa di un reggimento.
13. Io ho scelto la compagnia di preferenza per unità di massa perchè la compagnia rappresenta più la famiglia - ognuno vi conosce il compagno e deve bramare di non esser tenuto per codardo - essendo più facile lo scorgerne la condotta sul campo di battaglia, ecc.
14. Vi sono circostanze ove un gran colpo e subitaneo decide d'una giornata ma il più delle volte è un difetto d'impegnare troppa gente al principio d'un combattimento - e succede che per mancanza d'un po' di fresche riserve, si perde una giornata, o non se ne trae nessun profitto. - Le riserve o sostegni dunque sono sempre buoni dalla compagnia all'esercito.
15. Colla precisione delle armi i fuochi acquistano sempre maggiore importanza e non si può abbastanza raccomandare ai militi la giustezza del tiro. - Io sono però d'avviso che le cariche a ferro freddo - almeno per ora - decideranno sempre delle battaglie.
16. I bersaglieri devono tirare bene e poco.
17. Le colonne poi devono tirare pochissimo quando sono assalite dalla cavalleria - pochissimo quando mettono in fuga la fanteria e niente quando caricano alla baionetta sinché il nemico abbia dato le spalle.
18. Uno dei difetti nel milite è sempre di tirar molto. - Con ciò egli insudicia presto il suo fucile - guasta inutilmente le sue munizioni - e fa baldanzoso il nemico che non ha ferito in tanti tiri.
19. Vari sono i difetti di giovani militi che non hanno esperienza della guerra. - Il primo è quello di tirar molto inutilmente. - Ciò li conduce a vuotar presto le loro giberne e se ne servono poi di pretesto per ritirarsi dal combattimento. - Molti codardi gettano anche via le loro cartuccie per aver lo stesso pretesto. - Il principale castigo a queste colpe si è di obbligare quei vigliacchi a rimanere nel più pericoloso della pugna, facendoli servire della loro baionetta per combattere.
20. Nelle marcie di notte e negli assalti di notte non si devono far tiri - e perciò è bene far togliere i fulminanti dai fucili servendosi in ogni caso della baionetta. - Di notte udendo un tiro comunque sia, voi siete esposto a vedere la vostra colonna in fuoco massime se avete da fare con coscritti - e ciò il più sovente cagiona il panico.
21. Il panico poi massime di notte, è il più funesto avvenimento che possa accadere ad una truppa. - È qualche cosa che disonora l'uomo - ed è irrimediabile. - Una truppa di bovi presa dal panico è capace di tutto rovesciare nella sua fuga, fino a trovare un ostacolo che la fermi - oppure la stanchezza. - L'uomo preso dal panico e fuggente, è più disprezzevole del bue.
22. Il fuoco avanzando è un errore. - Il milite che avanza sul nemico, deve avere la coscienza d'essere più forte, o più valoroso. - Egli deve dunque far sparire il più presto la distanza che lo divide dal nemico. - Quindi
caricarlo a passo celere per mettergli la baionetta nella schiena. - All'incontro se fa fuoco, deve fermarsi per aggiustare il nemico, ed il nemico che dobbiamo supporre in posizione, lo fucila come un bersaglio.
23. Prima di impegnare un combattimento bisogna riflettere se si può farlo con vantaggio. - Deciso che sia, bisogna gettarsi a testa prima e non pensare a ritirarsi. - Le ritirate in presenza del nemico, di giorno, sono sempre funeste.
24. Per circostanze impreviste - e per superiorità delle forze nemiche - uno può trovarsi nell'obbligo di ritirarsi. - In quel caso bisogna fare ogni sforzo per tener fermo sino alla notte, a meno che una foresta, una montagna scoscesa facessero difficile ai nemici la persecuzione.
25. La marcia di notte reca quasi sempre vantaggio, tanto nella offensiva che nella difensiva. - Un capo attivo con queste mosse può tener fronte a forze molto superiori - e sbaragliare, quando meno vi pensa, un nemico tranquillo nei suoi accampamenti.
26. Le marcie di notte ben riuscite in vicinanza del nemico onorano il capo ed il suo stato maggiore. Ad ambi sono necessarie sagacia ed attività grandissime. - La cura principale deve essere nel portare la colonna compatta e nello impedire i traviamenti delle parti - per cui è d'uopo collocare una guardia fidata a tutte le entrate trasversali delle strade.
27. A meno che non si abbia un numeroso esercito, la riuscita delle operazioni combinate è difficile di giorno - tanto più di notte. - In quest'ultimo caso si devono evitare quanto è possibile. - Nella notte si deve mirare ad un solo obbiettivo, lasciando la esecuzione degli accessori per il giorno.
28. Le migliori posizioni di un campo di battaglia sono sempre le più alte - per difendersi, per assalire e per scoprire i movimenti del nemico e dei propri corpi - tenendo di mira, quando sia d'uopo, la strada o le strade di comunicazione che devono approvvigionarci. - Poco importa che le posizioni vantaggiose non sieno in linea - basta che sieno dominanti e che presentino difese naturali. - I differenti corpi si troverebbero così scaglionati nelle posizioni più vantaggiose del campo di battaglia.
29. Occupare una posizione alta e vantaggiosa per qualunque corpo, non s'intende che tutto il corpo debba stare sull'alto ove generalmente si difetta d'acqua. - Basta che l'alto venga occupato da una parte minima e sufficiente. - Il grosso della colonna potrà collocarsi nel basso, al piede dell'altura - ove sarà più coperta e più in istato di approvvigionarsi di tutto. - L'altura sarà la sua cittadella, ove in caso d'attacco farà la maggiore difesa e che procurerà di non abbandonare giammai.
30. La cavalleria è generalmente collocata sulle ali di una linea di battaglia, ove i suoi movimenti sono più liberi, e parte di essa in riserva. - Succedendo però che la parte piana del campo di battaglia sia più nel centro, essa
potrà manovrare in questa parte - osservando di non impegnare la cavalleria se non che contro linee di bersaglieri che si fossero di troppo avanzati - o di lanciarla contro il nemico in fuga - oppure coadiuvare un attacco di fronte della fanteria con un attacco di fianco.
31. Le collocazioni dell'artiglieria su di una linea di battaglia vengono determinate dal capo - in posizioni alte donde si possa scoprire il terreno e battere d'infilata le strade.
32. I bagagli, le provvigioni, l'ambulanza generale e gli impedimenti d'ogni sorta restano a qualche distanza indietro. - Le ambulanze particolari dei corpi sono indietro dei corpi rispettivi.
33. Il genio accompagna l'artiglieria, ecc.
34. Si ricordino bene i militi che non può esservi esercito senza disciplina - e che la disciplina dei corpi composti di patrioti deve essere più scrupolosa di quella dei corpi del dispotismo.
35, Io non ho fatto menzione delle differenti scuole a cui deve essere sottoposto il milite prima di trovarsi compito perle funzioni di guerra - e benchè io non vorrei spossarlo con manovre poco necessarie sui campi di battaglia
- non ostante egli deve sapere almeno marciare, moversi collettivamente in tutti i sensi e maneggiare l'arma colla maggior possibile esattezza - famigliarizzandosi coi tocchi di tromba, di tamburo, e massime colla tromba, in ordine aperto.
36. Dunque il volontario, il milite cittadino, il soldato della libertà deve procurare d’istruirsi nella vita militare per affrancare il suo paese - più se possibile del mercenario che serve un despota per oro.
37. Uno dei difetti degli ufficiali teorici e poco
pratici, si è quello di fare eseguire movimenti alle loro truppe in presenza e sotto il fuoco del nemico. - Non solo le reclute, ma sovente truppe fatte eseguiranno in disordine - ciocchè darà baldanza al nemico. - Possibilmente, a corta portata del fuoco nemico, bisogna esser coperti, o caricarlo - è questo il migliore del movimenti. - i corpi che freddamente ed a piè fermo sostengono il fuoco del nemico, sono rari.
38. Un corpo qualunque in un campo spazioso ove si trovi schierato in colonna, forma i fasci in colonna e ripiglia le armi in colonna. - Sopra una strada qualunque esso forma i fasci in battaglia (1) per non impedire il transito ad altri corpi, carri, ecc. -- e ripiglia le armi
in battaglia. - Dovendo marciare al nemico o ritirarsi, esso si forma in colonna dopo d'aver spiegato i suoi bersaglieri, sostegni, ecc.
(1) Intendi facendo fronte su uno dei fianchi della colonna.
39. Nell'atto del combattimento però - un corpo di battaglia, cioè disteso su due o tre ranghi, non farà buona prova - sia che debba caricare o retrocedere. - Una o più catene di bersaglieri lo sconvolgeranno in ogni modo con poco rischio e potrà tenere difficilmente contro cariche di cavalleria, ed assalti di colonne.
40. In nessun modo io propendo per il quadrato. - Ho inteso millantare dei grandissimi quadrati portanti nel loro centro gli stati maggiori e le impedimenta. - Ma ciò dev'essere una cittadella con baluardi di carne umana, e per moversi uniformemente ciò deve supporre un terreno di piazza d'armi. - In quel caso sarebbe meglio fare un baluardo esterno di carri protetti da bersaglieri, che meglio sarebbero riparati e riparerebbero meglio il quadrato interno.
41. Io non ho veduto ancora campi di battaglia che permettano tale ordinanza, nemmeno nelle pianure immense dell'America - ovunque si trovano degli ostacoli che impedirebbero le mosse di tale quadrato e vi cagionerebbero confusione.
42. Una compagnia è assalita dalla cavalleria e forma il quadrato; così un battaglione, un reggimento. - Ma formino essi una bella colonna serrata e potranno aspettare i cavalli fumando la pipa e se quelli ardiscono di venire
ad annasare le punte delle baionette, i fanti non avranno che a scegliere coloro che vogliono scavalcare. - In questo caso non devesi far fuoco alla cavalleria se non che a bruciapelo, o quando a poca distanza essa si ferma per voltar faccia.
43. Il maggior effetto della cavalleria sulla fanteria è la paura. - La fanteria che fugge da cavalleria è codarda. - Una semplice quadriglia di bersaglieri non deve aver paura d'uno squadrone. - Un fante che fugge da un cavaliere, deve esser fucilato.
44. In una colonna serrata anche i paurosi hanno coraggio - sentendosi appoggiati a forte massa. - Qui nessuno fugge - e tutto il peggio che potrà succedere sarà di diventare una massa informe, ma sempre formidabile. - Minacciata da' cannoni, essa li attacca, se vittoriosa - se fa parte di un corpo perdente, si ritira riformandosi nel miglior modo possibile.
45. Io ripeterò qui la massima che gli ufficiali devono esser prodi. - In una massa anche informe ove il milite vede i suoi ufficiali i suoi capi pagare di presenza - egli è fidente, li circonda - fa baluardo a loro del suo corpo - teme di perdere il capo che stima ed ama. - Diventa la pugna una gara di generosità reciproca - davanti alla quale sparisce il pericolo (1).
O voi che non sentite nell'anima vostra i sentimenti dell'onore, dell'abnegazione, dell'eroismo - non vi gettate nella carriera delle armi per comandare ad uomini. - Se di una scintilla generosa è capace il vostro cuore da coniglio,
andate negli opifici di guerra o negli spedali. - Anche là potrete servire il vostro paese.
(1) Io ebbi occasione di sperimentare più d'una volta l’effetto generoso dei miei giovani compagni d’armi - massime a Calatafimi, Palermo e Milazzo - ove quei prodi cercavano a gara di farmi baluardo del loro corpo.
Io scrivo queste linee intenerito! commosso!
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