Legati da stessi ideali politici, e da fraterna amicizia, l’ingegnere Isidoro Strina introduce Giuseppe Maria Adamoli nel suo ambiente famigliare, tanto da coinvolgerlo nell’attività della rameria come socio. Il nostro trisavolo accetta perché conosceva molto bene questo campo, lui era istruito nell’arte di fondere e lavorare i metalli, arte appresa a Bologna dove si era recato da ragazzo accompagnato dal padre Carlo Bernardo, e poi veniva da Narro che vantava non solo i migliori maestri fonditori di rame, ma anche i più bravi maestri ferrai del mondo.
Nel 1847, Giuseppe Maria con la moglie Doralice Strina e i suoi figli lascia L’Aquila per trasferirsi a Teramo nell’altro versante del Gransasso, dove continuerà per anni con tanta fatica, dedizione e passione il suo lavoro nelle ramerie, realizzando così il suo grande sogno, un sogno che diventerà una grande tradizione di famiglia molto importante, una tradizione antica con radici millenarie che ci riporta a Narro, in alta Valsassina, chiamata dai romani Vallis Saxina, a causa del numero di sassi (rossi) che, portati dall’ultima glaciazione , giacevano lungo il suo corso.
In questo gioiello dimenticato, immerso nella quiete del silenzio, la cui suggestione ha per secoli attirato scienziati ed esploratori, la straordinaria abilità e professionalità delle attuali industrie della lavorazione del ferro e del rame, sono indubbiamente la moderna espressione di questa ininterrotta e tradizionale capacità di trattare i metalli, le cui origini antichissime rimontano all’età celtica, forse anche prima…
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