BOLOGNESI
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in nome nostro di quel Distretto; ed alle due fazioni pacificate fu dato a Podestà Pellegrino de'Maranesi (7 Marzo). I Manfredi intanto recalcitravano, e già la pubblica forza s'approntava a farli pentiti d'una reluttanza procrastinata, quando Azzo d'Este, invocato ad intercessore , li proferì apparecchiati a una sommessione senza riserva (29 Marzo). La piena podestà d'arbitrare fu, consentendo il Comune, fidata a Bonaccorso o Bonaccursio da Soresina, Capitano allora del nostro popolo (8 e 9 Aprile). Gli Accarisi in seguito col lor Pretore s'accomunarono nel compromesso, e lo stesso avvenne de' Conti (i4 Aprile e 8 Maggio).
Ed all' Aprile scese Bonaccorso nella Romagna scortato da'cavalieri e pedoni; ed accompagnavanlo Anziani, Consoli e Giudici (17 Aprile). Ammesso onorevolmente in Faenza , ricevè la fede de' cittadini , racconciliò le fazioni, atterrò le porte ed i serragli della ròcca alzata da Federigo , adeguò il fossato, condannò il Comune ad ammenda in favor di Guglielmo Gosia per lire mille seicento Ravennati; e di quegli ostaggi ebe i due partiti assegna-rongli quanti gli piacque, inviò in Bologna a confine que' de'Manfredi, e il restante diè in guardia al Marchese d'Este che li distenne in Castel Guglielmo (9 Maggio). Infine a Ruggeri da Dovadola fu sostituito nella Pretura Corrado da Soresina, che in Bologna stessa al Carroccio s'astrinse a reggere i Faentini, a seconda degli Statuti e degli usi di quella terra , salvi in intero gli ordinamenti e divieti del Comune e del popolo Bolognese, ed a vegliarvi inoltre per l'osservanza più esatta dell'arbitrato che Bonaccorso pronunzierebbe , negletto qualsivoglia ostacolo di legge o fatto, che infrap-ponessero que'cittadini (^Maggio). Così la nostra fermezza redintegrò in que'luoghi una non attesa tranquillità .
Nè tardarono le viste pubbliche a volgersi sovra Forlì e-Forlimpopoli. Avvaloravate i continuati dissidi degli Ordelaffi e de' Cà lboli ; ed Azzolino
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