BOLOGNESI 59
ì quali facessi la guerra; ma noti arrecarono danni a'turchi, non vantaggiarono la causa de* veneziani. I torchi, avendo fatto de'progressi nella disciplina ¦arale, la flotta veneta loro non potè resistere; e Anton Grimani ohe la comandava, eh* era stato gridato sino allora il più benavventurato cittadino di Venezia , cb* era già padre d' un cardinale, e che in seguito dovea esser doge, al suo ritorno in patria fu carico di catene. Lepanto, Pilo, Modone e Corone I'una dopo l'altra furono conquistate dai tnrchi sui venesiani. Questi recaronsi a gran ventura 1' accettar una pace negoziata da Andrea Grit-ti, uno de' loro cittadini prigionieri in Costantinopoli: rinunziavano con essa a tutte le piasze forti che perdute aveano nel Peloponneso, e restituivano a Bajàzet l'isola santa Maura ch'era caduta nelle loro mani. Una tal pace fu sottoscritta nel mese di Novembre del i5o3.
L* istante in cui Venezia era liberata dallo spa« vento de* tnrchi, fu quello della morte di Alessandro VI. e della rovina di Cesare Borgia. Alla repubblica parve una bella occasione di ampliare i suoi possedimenti in Romagna, provincia su oui già da un pezzo teneva cupidi gli occhi. Col prezzo di un tradimento, acquistato vi avea (a4 Febbraio 144-*) il principato di Ravenna, il cui governo per cento sessant' anni era stato nelle mani della famiglia da Polenta: nel i463 avea comperato Cervia e quelle saline da Malatesta IV., principe di Rimini. Alla morte di Cesare Borgia s'insignorì di Faenza principato de' Manfredi, di Rimini principato dei Ma-latesti, e di varie castella: ad avere la padronanza di tutta Romagna propriamente detta , più non lo restava che di sottomettere Imola e Forlì, le quali città erano state degli Alidosi e degli Ordelaffi. Venezia offriva al Papa gli stessi omaggi, lo stesso antico tributo, perchè tutti que' signorotti erano ri» conosciuti vicari pontifici. Ma Giulio II., ch'era successo al Borgia, comecché di ardente indole e subitanea aveva un vivo sentimento de* suoi doveri