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espose là vita, egli trionfò delle milizie usurpatrici, ed alla Chiesa città, castelli e terre ricuperò. Ed il Legato che intese le lagnanze del Duca, per evi* tare ogni dispiacere al Capitano, si risolvette di en» trar di notte e senza pompa in Bologna; e così fece: talché di sua venuta s'ebbe notizia solamente quando in palazzo già si stava; e così niuna festa venne fatta per l'entrata di lui.
Mentre queste cose di poco o ni un momento si succedevano in Bologna, i Francesi ponevan fine ai loro assalti contro de'Veneti (3i Maggio); ma non così adoperavano l'Imperatore, il Papa, il Duca di Ferrara, il Marchese di Mantova, e Ferdinando Re d'Aragona, che traendo partito dai disastri della Repubblica veneta, per ogni parte ad un sol colpo ne invasero le intere province. Il Senato, vedutosi nell' impossibilità di far testa a quella piena, prese il savio partito di sciogliere tutti i sudditi dal loro giuramento di fedeltà, e di permettere che venissero a patti cogl* inimici, posoiachè non era in grado di difenderli. Esso Senato era d'avviso che lasciandoli sperimentar^ la pesantezza del giogo straniero, troverebbero pià accetta la paterna autorità della Ro-
Joibblica. Difatto que' cittadini che qua e eolà si urono mostrati solleciti d'aprire le porte ai Francesi, ai Tedeschi, agli Spagnuoli, compararono bentosto con orrore la tirannide di oostoro, coli'imparziale potere della Repubblica, cui essi non avevano saputo difendere. GÌ' imperiali soprammodo, dati lille crapule d'ogni guisa, alle rapacità, al percuotere, si attiravano l'odio delle afflitte moltitudini, le quali tutte si raccolsero in Mestre sulle sponde della laguna, ed ivi formato un esercito, dispiegò questo un tal coraggio che non mai il più. ardente. Treviso a mezzo l'anno e Padova poco dopo (17 Luglio) discacciarono gl'imperiali; e il vessillo di san Marco, il quale da lunga pezza retrocedeva, fu veduto da questo tempo a muovere innanzi con fortunato successo: gran parte del quale si dovette alla perizia de* comanda a ti dell' esercito, frai quali
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