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Biografia di un bandito
Giuseppe Musolino di fronte alla psichiatria ed alla sociologia
E. Morselli - S. De Sanctis
Fratelli Treves Editori Milano, 1902, pagine 424

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   Il verdetto e la condanna. 413
   aveva dichiarati assolti, e nel lasciarsi si scambiarono, come dicemmo, un saluto prendendosi reciprocamente pel ciuffo dei capelli (gesto camorristico ?). Egli si mantenne, come al solito, sorridente e disinvolto, tanto è vero che conversò coll'avvo-cato Ansaldi é coi carabinieri. Furono anzi colte alcune sue parole che rivelano la sua piena coscienza in quel momento così terribile, malgrado che fosse evidente, per i segni esteriori, la sua interna commozione. Egli diceva : « Ricorrerò in Cassazione, quantunque me ne importi poco.... Al manicomio non ci voglio andare.... sapevo che sarebbe finita così.... »
   Alle 20,35 la Corte rientra per la lettura della sentenza. Musolino dapprima ascolta in piedi, poi si siede appoggiando la fronte sulle palme delle mani. Egli trovasi in tale atteggiamento quando viene letto che la Corte condanna Giuseppe Musolino alla «pena perpetua dell'ergastolo, aumentando la segregazione cellulare continua a 10 anni, tenuto conto che deve rispondere di cinque omicidi premeditati ». Finita la lettura, in mezzo al mormorio che si solleva nell'aula delle Assise, Musolino è condotto fuori della gabbia. Egli allontanandosi fra i carabinieri ha sulle labbra ancora il suo sorriso; saluta i giornalisti e il pubblico agitando la mano sinistra e dicendo: «Addio, addio, arrivederci!» Il suo sorriso però è forzato, spasmodico, la sua disinvoltura non è incosciente; appena fuori del gabbione, si asciuga gli occhi umidi di lagrime (Corriere della Sera). Il bandito, sottratto alle suggestioni immediate di chi a forza avrebbe voluto farne o un eroe in azione! .oc un perseguitato in rivolta o un alienato inconsapevole, oramai appariva nelle sue vere proporzioni.
   Negli ulteriori telegrammi dei più autorevoli giornali italiani del giorno 12 e 13 giugno si leggeva, ancora che Musolino, tornato in carcere, aveva dormito tranquillamente e in de-