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Per la biografia di Giovanni Boccaccio

Francesco Torraca
Società Editrice Dante Alighieri, 1912, pagine 432

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   - n —
   del Sole in Ariete, ossia il principio della primavera, al 14 marzo» (1). Era un sabato santo, e il sole aveva percorso 16 gradi d'Ariete: dunque, è chiaro e certo che fu il 30 marzo 1331. E perchè Galeone racconta neXYAmeto che quel sabato santo capitò giusto sette anni e quattro mesi dopo il suo arrivo a Napoli, è chiaro e certo che il Boccaccio venne a Napoli nel dicembre del 1323. Era fanciullo ancora, contava soli dieci anni, ma che farci ? L'aritmetica non è un' opinione.
   Io mi permetto di pensare che, così nella lettera Sacrae famis, come nell'episodio d'Idalagos, le nozioni astronomiche sieno presentate alla buona, senza nessuna pretensione di compiutezza ed esattezza scientifica. Nella lettera, il Boccaccio enumera le sette parti del Trivio e del Quadrivio; delle sei prime si sbriga abbastanza concisamente, accennando ai loro soggetti ; si trattiene un poco più intorno alla settima. E che cosa ci dice? Che l'amico, studiando da sè il trattatello dell'astronomia, ha imparato a conoscere i sette pianeti, l'un dopo l'altro; poi, nel cielo stellato — che chiama dantescamente, ma poco esattamente, nido di Leda — i dodici segni dello Zodiaco, « et post istas alias quam plures tiguras sui) diversi» climatibus positas ». Però l'intenzione sua, si vede facilmente, non è tanto di mostrarsi dotto in astronomia, quanto di far un po' di sfoggio di erudizione mitologica. Più particolarmente 1' amico ha veduto o studiato le fasi della luna, la ragione per cui Marte appare rosseggiante, come il cielo stellato
   (') Della Torre, vecens. del libro dell' Hutten nella Htiss'.gna bibliogr. della Zeli. italiana, N. S. I. 1.