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Per la biografia di Giovanni Boccaccio

Francesco Torraca
Società Editrice Dante Alighieri, 1912, pagine 432

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 16 —
   di Giove e il suo pincerna: ina del tauro, semplicemente nominato nella lettera, è detto, ora, che è quello « sacrificato da Alcide per la morte di G acco di Fetonte, si aggiunge che, mal reggendo il carro della luce, perchè spaventato dallo Scorpione, arse la fine della Libra e il principio dello Scorpione. Poi, lasciato lo Zodiaco, passando a rassegna una trentina di costellazioni, Idalagos, con evidente, benché inopportuna compiacenza, s'indugia a narrare del corvo, « per la recente acqua mandato da Febo, il quale, per lo soverchio tempo messo ad aspettare i non maturi fichi, meritò per la bella bugia, egli, l'apportato serpente, e la cratera d'oro (l) essere in cielo dal mandator locati, e ornati di più stelle » — del nibbio, « il quale l'interiora del toro fatato, ucciso da Briareo, portò al cielo, ove egli fu da Giove locato e adornato di nove stelle » — di Arione, il quale « cantando sopra il portante delfino, fuggì il mortai pericolo, e poi, pe' meriti dell'uno e dell'altro, meritarono il cielo ».
   Considerando non solo 1' estensione, ma anche la qualità di queste allusioni, come di quella al toro sacrificato da Ercole, tengo per certo che al Boccaccio importasse assai più di esse, che dell'astronomia. Ne, credo, le udì dalla bocca di Calmata, e nem meno da quella di Andatone del Negro, quantunque, il dottissimo uomo, per testimonianza del suo discepolo, certe volte, invece di far lezione, si svagasse a raccontare storielle (2). Le tolse egli direttamente
   f1) L'ediziono Montici- l\a: « egli con l'apportato serpente e con lo curro e la cratera ».
   (] De Cueihus, al principio del lil>. 111.