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chiarissimo, lampante, de'primi quattro versi ('). Furono composti per un'altra donna. Subito dopo d'averlo veduto nella chiesa, Maria « desiderò più giorni sommamente di sapere chi fosse l'amato giovane, a che li nuovi pensieri le dierono aperta via, e cautamente il seppe, di che non poco contenta rimase (-'). E lì, nel parlatorio del monastero di S. Arcangelo,
Giovanni le fu debitamente presentato (3).
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Un « dato di fatto » tale da non lasciar più dubitare che il Boccaccio non fosse a Napoli sin dal 1323, fu rintracciato dal Della Torre nel De Ca-sibus, dove l'autore, accingendosi a esporre le varie vicende di Filippa la Gatanese, dichiara di raccontar cose udite da altri, e cose quae fere vidit. Filippa era una lavandaia de' dintorni di Trapani. Avendo allattato un figlioletto nato laggiù a Roberto, tunc Calabriae ducetti, fu condotta a Napoli dalla duchessa Violante. Stando nella corte, sposò l'« etiope » Raimondo; e come questi, da sguattero che era, seppe ascendere agli onori della cavalleria e acquistare
I1) Anche l'huttejf, 38 n., tenta una « spiegazione», della quale lascio giudici i lettori: « O madonna, io sarò (shall he) il più felice dei mortali se ne' cinque anni che vi farò la corte, potessi rompere (should hrealt) la vostra indifferenza ».
(2) Fiammetta, p. 32 dell'ediz. curata dui prof. G. Gigli per la Jtibl. romanica di Strasburgo.
(3) « Giovanni, giungendo al convento, probabilmente dentro il parlatorio comune, vi trovò la graziosa dama del suo cuore « stare con festevole e allegro ragionamento ». Fatte le presentazioni, il nostro e i suoi amici furono « dimesticamente accolti nella conversazione ». Della Tornili, 215.