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Per la biografia di Giovanni Boccaccio

Francesco Torraca
Società Editrice Dante Alighieri, 1912, pagine 432

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 30-
   dici giorni dopo ('). Non resta, per dir così, disponibile, se non il 18 marzo, e a farlo a posta, un solo anno del decennio 1330-1340 ('-'), il 1333, nel quale fu sabato santo il 3 aprile. — Ora, la credenza che il 18 marzo fosse il giorno dell'equinozio di primavera aveva per sè la tradizione, attestata dall'adagio
   Semper quindenis ponantur signa kalendis (3);
   era avvalorata dall'autorità immensa del venerabile Beda, che tutto il Medio Evo tenne in conto d'uno de' suoi più stimati maestri (4), che il re Roberto di Napoli, la corte del quale il Boccaccio, da giovinetto, frequentò, volentieri citava ne' suoi sermoni
   (!) Contando per 1 le 24 ore circa impiegate dal sole a percorrere un grado dell'Ariete da una data ora del giorno 21 alla corrispondente del 22. 11 Della. Torre, 52 sgg., riferisce che    Nel 1332 il sabato santo capitò il 18, nel 1337 il 19 aprile, ossia dopo che il sole era passato dall'Ariete al Toro, sia secondo i calcoli di Andalonc, sia secondo l'opinione del, venerabile Ileda. Nel 1834 fu sabato santo il 21» marzo, nel 1339 il 24, quando il sole non aveva percorso sedici gradi di Ariete. Ripeto, non resta disponibile se non l'anno 1333.
   (8) Cfr. (irotefend, Taschenbueh iter Zeitreehnuny, 15.
   i1) Cfr. Moohe, Gli accenni al tempo nella Divina Commedia: Firenze, Sansoni, 136; E brut, Histoire generale de la Littcratare au Moi/en Age; Paris, 1883, I, fif>7. Il De temperimi rat ione di Bf.da è citato piii volte nel De fìenealogiie', cfr. Hortis, Shuij, 451, dove, però, i rinvii sono errati. Invece di II 3 e VII 34, si legga li 4 e VI 24.