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e nelle sue lettere ufficiali (l); fu seguita da Brunetto Latini ('-) e da un altro fiorentino, non digiuno di astronomia, il quale scrisse, su per giù, negli anni stessi, in cui furon composti il Filocolo e l'Amelo, dico dall'autore dell'Ottimo commento alla Divina Commedia. Questi, chiosando i versi 141-42 del XXVII del Paradiso, avvertì: « Dove diciamo mezzo dicembre, intendiamo principio di Capricorno » — e: « La line di gennaio è di lungi dal principio del Capricorno quarantacinque dì » (3). Dunque, il principio del Capricorno cadeva, per lui, il 18 dicembre, non il 15, come il calendario astronomico gli avrebbe insegnato (4); dunque, anche per lui, il sole entrava in Ariete il 18 marzo. Giovanni Villani, nel capitolo, che dedica alla « congiunzione di Saturno e di Giove e di Marte nel segno d'Aquario », avvenuta nel marzo del 1345, riferisce, tra l'altro: « e la luna oscurata tutta a dì 18 di marzo detto nei segno della Libra gradi sette, all'entrare che fece il sole nel segno dell'Ariete ». L'Anonimo fiorentino, commentando il XX dell'Inferno, scrive che Dante cominciò l'opera « nel CCC, addì XIIIJ all'uscita di marzo» — cioè il 18
(l) V. nella Cronaca del Villani la lettera-sermone mandata dal re ai Fiorentini nel 1333.
(*-') In parecchi luoghi del Tesoro; ofr. Moorf, 1. e.
(3) Benvenuto da Imola dichiara l'allusione alla centesima cosi: « Dicit autor quod priusquam jauuarius exeat de quarta hyemali, quae incipit in medio deceinbris, clini sol est in principio capricorni et de-sinit in fine piscium, scilicet in medietate martii quod erit ecc. ». Si noti che egli parte riassume, parte traduce dall'Opimo Commento: e questo determina il senso preciso dell' espressione mezzo dicembre, analoga a quella di mezzo marzo, che usa altrove.
(4) V. Il Trattato sull'Astrolabio di And alò di Xegro, pubblicato dal Bertolotto negli Atti della Società ligure di storia patria, XXV, 95 (1892).