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mitigo alquanto le proprie, che non mi curo notificarti colla presente, essendo tu nei termini di letizia rientrato. Essa non voglio colle inquietudini mie perturbare; molto più che non potrebbero a sufficienza spiegarsi in parole, ma in lacrime; per che farò a questa lettera una frangia di lamentazioni, e mi darò pace.
Sento ohimè! troppo gravi e difficili i flagelli della fortuna; che non solamente sopportabili, ma ridicoli, ed anche piacevoli sono stimati, come in verità sono, quando ragione libera li rimembra; e mentre paiono arrecar peso o difficoltà, lo so, non l'arrecano, anzi tutto rinchiudono nel languor di chi soffre, e trovano un certo dolce di sua natura al gusto del febbricitante adattato. Laonde, come malato affannoso, dello stato suo ignaro, spesso la sanità dell'anima sospiro (1), che io, nel desiderio del sommo bene, traverso a nugoli interiori, quantunque appena, ancora discerno; ma, benché con un cero dolore l'animo annebbiato se ne rammenti, contro il comando della ragione, mai non potei sottrarmi alle inquietudini che mi assalgono, nè allo stimola d'iracondia, nè al torpore di negligenza; e nasce di qui che bramo, o carissimo, col Re umilissimo finire. Per questo io grido a te, ed imploro con tutto l'anelito del core che tu voglia mandarmi l'oracolo della tua consolazione, affinchè mi venga, forse, quel zeffiro celeste, che la violenza della sua santa opposizione non rattiene mai (e donde rattiene9 donde crediamo che il regno de' cieli patisca violenza?) e disperga le tenebre mie, e disperse disciolgale, affinchè i gradi delle cose da amare con vista più perspicace io distingua, e, distinguendoli, io ne sia più ordinatamente commosso, e, ordinati gli affetti mediante la concordia della carne e dello spirito, non senta le cose lievi per gravi, non prenda il bene per male e il male per bene, tratto fuori di ragione dalla fallacia del mondo; ma bensì quel che è lieve e giocondo, giocondamente lo riceva, ed in faccia al veramente pestifero, non meno che il fanciullo alla vista dell'angue, impallidisca dalla paura. Bramo che tu stia bene.
(!) Qui il Ciampi non traduce, il Traversari suppone una lacuna; io-credo che basti leggere stupirò invece di suspirat per ottenere un senso plausibile.