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Per la biografia di Giovanni Boccaccio

Francesco Torraca
Società Editrice Dante Alighieri, 1912, pagine 432

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   - 381 —
   Aspetto dunque da scolare, devoto, benevolo, attento, la dottrina di maestro cotanto, per mezzo di cui spero che l'inerte mia mole e indigesta, e l'ignoranza mia grandissima saranno disciolte qual nebbia, ed in tenuità maravigliosa si muteranno; spero d'ottener presto quel che domando; e già cominciai devotamente a digiunare la vigilia di sì gran festa. Che se credessi non voglio dalle vostre labbra dovesse venir fuori, in lacrime presto mi disfarei, novello Narciso.
   Mi accorgo d'aver molte cose detto, insulsamente chiacchierando e fuori loco, arrogandomi ufizio non mio; che non è da me il dettare; per lo che meriterei d'essere in istatua marmorea trasformato. Nondimeno l'ho fatto nella fiducia in tanto maestro, aspettandone le debite riprensioni in quel che bisogna.
   Bramo ctie stiate bene. Dalle falde del Monte Falerno ecc. Vostro in ogni cosa Giovanni ecc. Questo è il componimento calliopeo. C. ecc. — Traduzione del Ciampi, riveduta e corretta c. s.
   V. — p Niccolò Rcclaiuoli.
   Dell'essere mio in Firenze contra piacere, niente vi scrivo, perocché piuttosto con lagrime che con inchiostro sarebbe da dimostrare. Solamente cotanto vi dico che, come del pirata Antigono la fortuna rea in buona trasmutò Alessandro, cosi da voi spero doversi la mia trasmutare. Nè è nuova questa speranza, ma antica, perocché altra non mi rimase nel mondo, poiché il reverendo mio padre e signore maestro Dionigi, forse per lo migliore, da Dio mi fu tolto: e questo di me al presente si basti. Le nuove cose e i vari accidenti avenuti, li quali in coteste parti ora troverrete, son certo che non poco occuperanno l'animo vostro nella prima giunta, e perciò il più ora non scrivervi reputo onesto : sicuro ancora di tosto vedervi, concedendolo Iddio. Signor mio, colui ch'è d'ogni bene donatore, come l'anima vostra desidera, così vi governi.
   Data in Firenze a dì xxvm d'agosto anni Domini 1341.
   Il vostro Giovanni di Boccaccio da Certaldo, e inimico della fortuna, la debita reverenza premessa, vi si raccomanda.