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VI. — P Zanobi da Strada.
...Sin ad ora non ho ricevuto il Varrone, ma l'avrer avuto in breve, se non fossi per andare all'illustre re d'Ungheria nell'estremità de' Rruzii e della Campania, dove si trova; imperciocché l'inclito mio signore, e delle Pieridi ospite gratissimo, si apparecchia insieme con molti grandi della Flaminia a seguirne l'armi giustissime; dove anch'io-per comandamento del mio detto signore sto per andare, non mica in forma di armigero, ma qual arbitro, per così dire, delle cose occorrenti; e coll'aiuto celeste, a vittoria ottenuta, a trionfo compiuto, tutti in breve gloriosamente torneremo alle nostre casé. L'affezione, che mi scrivete del bravissimo Coppo (1) buon padre nostro, non da ora, ma quotidianamente mi si fa più chiara. E che poss'io offerirgli, porgergli, o regalargli? Niente altro fuor che me solo mi lasciò la matrigna fortuna, ed oh! esser potessi prelibato dono a tanta persona! Ma, a chi dà tutto quello che può, non altro per legge si chiede. Son tutto suo. Credo» che la mia lunga lettera vi abbia già infastidito assai essendo voi in eliconici pensieri occupato; per che non scriverò altro colla presente, e del già detto vi chiedo scusa, se oltrepassai la misura. Ma non di meno vi scongiuro di più per l'amicizia nostra, per la fede amichevole, che se la vostra musa avesse mai cantato qualche cosa di nuovo dopo la partenza mia, facciate sì ch'io possa vederla. Conservatevi bene, addio. Da Forlì, eccetera. — Traduzione del Ciampi riveduta c. s.
VII. — pilo stesso.
... Credo che tu ricorderai come il tuo Magno (2) era solito chiamarmi spessissimo, con un certo forzato riso, Giovanni delle tranquillità; e di più ti devi anco rammentare la causa del soprannome; che io nje ne rammento; e che per
(') Di Horghese Domenichi. Clr. Decameron V, 9. (-) Niccolò Acciainoli.