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Per la biografia di Giovanni Boccaccio

Francesco Torraca
Società Editrice Dante Alighieri, 1912, pagine 432

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   lui significasse, osservai non senza una certa indignazione. Tuttavia se è lecito, senza temerità, pensare od esprimere aicuna cosa circa tanto uomo, non tralascerò di dire questo solo, anche poi ne dovessi morire: è falso; nessuno mi vide certamente, neppure egli stesso, fargli blandizie, o sollazzarmi nelle sue gloriosissime felicità, nè abbracciarle con alcuna sorta d'affetto. Chè sempre temei i pungoli dell'invidia, paventai sempre i movimenti della instabile fortuna, sempre ebbi in orrore non per me, ma per lui, i casi impensati. Al contrario molti videro me spessissimo aver compassione e compiangere nelle avversità, e ta pure, se ben me ne ricordo, potesti vederlo alcuna volta. Di grazia, questo esser suole il costume di chi segue la buona e dolce fortuna? non lo dirai. Dunque non fu giusto il giudizio di chi volle apporrai il soprannome delle tranquillità...
   . ...Dopo aver pianto alquanto il celebratissimo nostro giovane, (1) m'apparve, non senza amarissima pena dell'animo mio, il padre afflitto, il tuo Magno; ed io che nè della sua prima promozione, del chiarissimo ritorno dopo la fuga, della coronazione del tuo re, del ritorno e della conciliazione dei baroni esuli o prigionieri con lui, non m'era dato alcun pensiero per l'innanzi; ora, quasi io, non egli fosse privo di tanto figlio, me ne condolsi, e tanta compassione n'ebbi, che non ristetti dal piangere solo e gemente sino quasi alla mezza notte. E che dunque? Le felicità, quasi non curando, con niuna o poca letizia seguitai : ma il gravissimo caso, come mio, piansi con abbondantissime lagrime; nè in pubblico, che non le avesse per finte. Questo tengo dentro me, nè te lo scrivo per che ei lo risappia, ma acciò tu veda quanto ne la mia coscienza già vedo, non essere io l'uomo delle tranquillità, ma dell'altrui miserie misericordioso. Per questi prati adunque, per questi aperti sentieri, pur con questi passi, con questi affetti segue il tuo Giovanni le tranquillità del tuo Magno, con questa sollecitudine, con tal costume, cioè con lagrime e pianto. Oh! se lusinghiero fossi sempre accorso alle sue felicità; se, chiamato nei pericoli, fossi fuggito; se avessi ricusato le imposte fatiche; se avessi chiesto grandi mer-
   (!) Lorenzo, figliuolo dell'Acciainoli.