- 389 —
lerato uomo, e a restaurazione del prisco decoro. Le quali cose tutte, come degne di lode, ricordo e di avere approvate con parole, e raccomandate alla memoria. Or ti aprirò dove io voglia ferire.
Pochi giorni sono, il 12 luglio, mi recava per avventura a Ravenna a visitare quel principe, e, come portava la strada pervenni a Forlì, dove, in quel che io faceva un po' di sost i, eccoti un amico mio, e molto non avevamo discorso quando si prese a parlare di Salvano, e seguitando il discorso quegli disse : « Udii, mio caro, e mi riuscì strano, che :i solivago nostro Silvano, abbandonato l'Elicona transalpino, siasi fiaccato negli antri d'Egone, e, lasciatosi adescai'- di pastore castalio siasi fatto bifolco lombardo, seco ad un tempo carcerando la peneia Dafne (1) e le pierie sorelle». Ti vo dire il vero: udendo questo, io rimasi di sasso; tuttavia, memore delle parole di Silvano, dissi: E impossibile. Di lì a pochi giorni venne in Ravenna Som; jiide, mostrando lettere scritte da Silvano su questa materia: e così meglio accertato, me la presi col cielo e eeil'arione di Sdivano, esclamando: Ora tutto è da credere. Chè certamente avrei creduto che prima le damme soggettassero le tigri, e gli agnelli i lupi, che non contro la sua sentenza operasse Silvano. Chi mai d'ora innanzi accuserà gì' impudichi, i lascivi, e gli avari condannerà, dopo che il nostro Silvano così eccedeva? O dolore! Dove l'onestà, dove la integrità, dove i suoi consigli andarono? Or che divenne amico di colui, che truce ed immane ora Polifemo ora Ciclope appellava? Di cui, quasi stomacato, condannava l'audacia, la superbia, la tirannide, non allettato, non costretto, ma spontaneamente ora sobbarcasi al giogo. Affermava, se ben ricordo, che del tutto e già da gran tempo aveva abbandonato Criside (2) scacciata, e del tutto respinti i suoi amplessi, chiamandola feccia della terra, dicendola sordida e rovinosa; ed ora, se il vero riferisce Simonide, non vergognava gàttarsi ai baci e ricevere quali amasia una tale ch'egli trovò lungo 1'E.ridamo ornata dì monili, splendida di pietre preziose, fregiata di coralli. Chi -i rapiva il vecchio Silvano? Quel che non poterono si-
(!) La poesia. Cfr. p. 149 n.
(2) L'avarizia, o l'amor del denaro.