- 393 —
mani un quaderno di papiro; lo veggo per antichità e per incili ;a quasi corroso e sparso di macchie o d'acqua o di altro sudicissimo liquido. Feci per gittarlo via senza guardarlo. quando, nel fare l'atto, così per traverso lessi nella prima pagina titolo dell'opera: Vita di San Pier Damiano. Tutto lieto del buono evento, mi ritrassi col quaderno nella mia cameretta. Prima di tutto trovai che la vita era composta da un tal Giovanni, e indirizzata ad un tale Liprando, Priore in quel tempo dell'Eremo di Fontt Avellana; ma di questo Giovanni non eravi nè prenome, nè cognome alcuno; salvo che di sè chiaramente affermava essere stato compagno dello stesso Piero nell'Eremo e nel governo di quesito : attestava inoltre di aver v edute alcune delle cose scritte da lui. Nondimeno, mentre, con attenzione leggendo, esamino il tutto, non solamente non posso concedere che tale scritto sia degno de' meriti di quel reverendissimo uomo, ma nemmeno del tuo ingegno. Anzi lo vedo ridondante di tale e tanta abbondanza disordinata di molte paro'o. che nel leggerlo mi venne a noia. Per la qual cosa sembrandomi che, tolta quella superfluità, ti riuscirebbe lettura più cara, io Giovanni dietro le vestigia di Giovanni senza toglier nulla della sostanza, l'ho trascritto in stile alquanto migliore', per trasmetterlo a te. Se avrò fatto cosa a te grata, bene; se stimerai meglio d'aver l'originale, più adatto invero ad una congrega di donnicciuole, che ad uomo letterato, scrivimi, e procurerò che tu l'abbia. Vale, precettore egregio.
Scrissi nel quarto dì avanti le None di gennaio nella cloaca di quasi tutta la Gallia Cisalpina.
X.— p F. Nelli priore de'SS. Apostoli.
A me era animo d'avere taciuto; tu colla tua mordace epistola in parole mi commuovi. Certo io mi doglio; perocché non sempre ad onesto uomo si confà sparger quello che essa verità patirebbe, acciocché non paia in stimolo avere rivolta la lingua, e mentrechè egli dice il vero, sia reputato maldicente; ma perocché la innocenza si debbe difendere, ed io offeso sono accusato, è da venire in parole.
Tu scrivi, innanzi all'altre cose, ch'io sono uomo di vetro, il quale è a me nuovo soprannome. Altra volta tu