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medesimo mi chiamasti di vetro. Di quindi aggiungi, quasi adirato, eh' io sia subito; e finalmente, con più largo parlare, scrivi : che io non doveva così subito il partire, anzi la fuga dal tuo Mecenate (1) arrappare : e che l'animo ti stava che, secondo il parer mio, ogni cosa mi sarebbe suto appreechiata, e quindi non esser senno l'averlo turbato; lodando, dopo questo, il tornare. E benché la pestilenza mi spaventi, o mi contrasti il caldo della state, utile tempo mi conforti ad aspettare; e per la tua fede affermi che al desiderio mio troverò ogni cosa apparecchiata; affermando, Mecenate tuo essersi vergognato quando udi il mio partire, perocché a molti sia paruto che per sua colpa mi sia partito, e che, se fede m'avesse potuto prestare, non sarebbe avvenuto che partito mi fossi; e se al tutto mi fossi voluto partire, con debiti onori e doni convenevoli me inflno nella propria patria averebbe rimandato; e altre cose più infra-metti non meno piacevoli che gravi, quasi quel primo ardore sia ito in cenere.
Oh, se io volessi, ho che ridere, ho che rispondere. In verità nel proprio tempo sarà riserbato il riso; ma allo scritto, non come tu meriti, ma come alla gravità mia si confà, risponderò. Niuno certamente arebbe potuto quello che tu di' scrivere, che non fosse con più paziente animo da comportare, conciossiacosaché un altro potesse per ignoranza aver peccato; ma tu, no, perocché d'ogni cosa sei consapevole, e sai che contra La mente tua hai scritto. Se forse di': Non ine ne ricorda, possibile è gli uomini siano dimentichi, ma non sogliono le cose fresche cosi subito cadere della memoria. Che diresti tu, se, poiché queste cose son fatte, un anno grande fosse passato. Conciossiacosaché non ancora il sole abbia perfettamente compiuto il cerchio suo, a Messina, in quelli dì che il nostro re Lodovico mori, di questo mio infortunio si fece parola: tu a' ventidue di aprile seguente queste cose scrivi. Dirai ch'i' sia dimentico?
O buono Dio! Ecco se, non sapendo io, del fiume di Lete assaggiasti (forsechè n'assaggiasti); e se non n'assaggiasti, Itu ti dovevi inicordaire delle lettere di Puglia (2) a me scritte di mano del tuo messer Mecenate, egregio albergo
(l) Niccolò Acciaiuoli. (3) Cfr. i>. 103, n. 3.