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Per la biografia di Giovanni Boccaccio

Francesco Torraca
Società Editrice Dante Alighieri, 1912, pagine 432

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   delle muse; con quanta istanza io sia in quelle chiamato, con quante promesse, acciocch'io venga; alle quali, acciocch'io fussi più inchinevole, nell'epistola scritta di mano di Mecenate era posto : ch'io venissi a participare seco la felicità sua. E se io volessi mentire, le lettere sono ancora intere per dare certissimo testimonio alla verità, se elle sieno domandate. Ma acciocché io, che so tutto, dica qualche cosa, confesso spontaneamente ch'io fui alquanto in pendente, lette le lettere tue. Certamente io temeva, altre volte esperto, non quelle larghe promesse, non la disusata liberalità, non la molta dolcezza delle parole ricoprisse alcuna cosa meno che vera, ovvero inducessero scorno. Finalmente da me, poco fidandomi, l'epistola tua rimosse il dubbio, e, con pace del tuo Mecenate sia detto, a te credetti. Me non la promessa, me al venire i conforti tuoi sospinsono perocché tu sapevi che modo fusse a me di vivere nella patria, che ordine e che studio; e però nell'animo mio fermai che tu non dovessi uomo d'età compiuta consigliare ch'entrassi in nuovi costumi o diversi agli usati; e così venni nel consiglio tuo.
   E acciocché tu dopo il venir mio ragionevolmente non mi potessi dire troppo sciocco, io ti scrissi una lettera, la copia della quale è appresso di me, nella quale interamente ti faceva savio che animo fosse in me venendo costà; e non troverai, se tu la producerai innanzi, me avere commessa alcuna cosa contro a quella. Ma che dico io molte parole? Io venni con malo augurio, e a Nocera te e il tuo Grande trovai. 0 lieto dì! o ricevuta festevole! non altrimenti che s'io tornassi da' borghi o dal contado vicino a Napoli, con viso ridente, con amichevole abbracciare e graziose parole, dal tuo Mecenate ricevuto sono. Anzi, appena portami la mano ritta, in casa sua entrai: augurio certamente infelice! Di quindi il dì seguente venimmo a Napoli, dove, acciocché io non racconti tutte le cose che awennono, subitamente la parte della chiara felicità, secondo la promessa, mi fu assegnata, te ciò facendo; conciossiacosaché tu fussi preposto al governo dello splendido albergo : onorevole e egregia parte e con lungo immaginare pensata!
   Sono al tuo Mecenate cittadi nobilissime e castella molte, ville e palagi e grandissimi poderi; più luoghi riposti e nascosi e dilettevoli, acciocch'io non dica l'altre grandi cose di grandissimo splendore chiare; il che avere aperto a te