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è senza dubbio di soperchio. In tra queste cose così risplen-dienti era ed è una breve particella, attorniata e rinchiusa d'una vecchia nebbia, e di tele di ragnolo e di secca polvere disorrevole, fetida e di cattivo odore, e da esser tenuta a vile da ogni uomo quantunque disonesto; la quale
10 spessissime volte teco, quasi d'uno grande navilio la più bassa parte d'ogni bruttura recettacolo, sentina chiamai In questa, siccome nella conceduta parte della felicità grandissima, quasi nocivo, non come amico, dalla lunga sona mandato a' confini: la possessione della quale, acciocché come destinato abitatore pigliassi, innanzi all'altre cose mi ricorda. Non creder eh' io sia dimentico.
Per tuo comandamento fatto, già tenendo noi mezzo novembre, e ogni cosa aggranchiata per l'aire fresca e contratta, e stante la pestilenza; e intorno ogni cosa tenendo sopr-i. ii solaio di sasso, uno letticciuolo pieno di capecchio, piegato e cucito in forma di piccole spere, e in quell ora tratto di sotto ad un mulattiere, e d'un poco puzzolente copertoio mezzo coperto, senza piumaccio, in una cameruzza aperta da più buche, quasi a mezza notte, a me, vecchio e affaticato, è assegnato, acciocché insieme col mio fratello mi sposassi. Grande cosa certo ad uno avvezzo a dormire nella paglia! 0 notte da ricordarsene, di stigia nebbia offuscata, trista ad ambedue noi e angosciosa, ma al più vecchio tristissima! con rammaricose vigilie, non mai venendo
11 dì, s'è consumata; e non sola, ma molte, e non senza dolore incomportabile, più misere questa seguitarono. Volesse Dio che piuttosto aliga o ulva di padule, se la felce o le ginestre mancavano, vi fusse suta posta! Oh come bene, e come convenientemente sono ricevuto! Forsechè non più splendidamente ad Alba per addietro fu Perseo da' Roman-, o da' Tiburzi (1) Siface, per addietro chiarissimi re. allori prigioni, ricevuti. Tu, che se' uomo oculato, non ti ricordavi che abito fusse quello della cameretta mia nella patria? Che letto? E quanto male si confacessono colle sue da te apparecchiate? Forsechè, siccome della sventurata Ecuba per addietro de' Troiani reina chiarissima, leggiamo, me converso in cane stimarono i fanti tuoi? Per la Dio gra-
(!) Tiburtini. — Siface ebbe solenni funerali a Tivoli, dove fu con tinnto, come Perseo ad Alba. Cfr. Valerio Massimo, V, j.