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Per la biografia di Giovanni Boccaccio

Francesco Torraca
Società Editrice Dante Alighieri, 1912, pagine 432

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   •zia, i.v sono ancora uomo: e se io avessi desiderato sterquilini •• brutti e disorrevoli luoghi, abbondevolmente gli arei nella patria trovati; non m'era necessità di questi, e spezialmente per abitare una sentina, con tanta mia fatica esser venuto a Napoli. Ma che? In questa medesima sentina al disorrevole letticciuolo s'aggiugne l'ordine domestico de' ¦desinari, lo splendido apparecchio, e degl'invitati a desinare la dilettevole compagnia : la qual cosa, non ch'io creda che tu noi sappi, ma acciocché tu un poco ti vergogni, ti scrivo.
   A quelli che in quella casa reale entravano, tessuta di travi orate, coperta di bianco elefante, trista battaglia colle cose contrapposte al vedere, al gusto e all'udito si vedeva in un canto una lucernuzza di terra con un solo lume mezzo morto, e a quello con poco olio, della vita trista è continua battaglia! Dall'altra parte era una piccola tavoletta di grosso e spureido canovaccio, da' cani ovvero dalla vecchiaia tutto roso, non da ogni parte pendente, e non pienamente coperta, e di pochi e nebbiosi e aggravati bicchieri fornita; e di sotto alla tavola, in luogo di panca, era uno legnerei lo manco d'uno piè. Credo nondimeno che questo fosse stato avvedutamente, acciocché accordante sul riposo di coloro che sedeano colla letizia delle vivande, agevolmente non si risolvessono in sonno; postochè nel focolare nullo fuoco avesse, intorno il fummo della cucina e il lezzo della vivanda occupava ogni cosa. Queste così fatte case reali e cotali tavole crederò, se tu vorrai, Cleopatra Egizia avere usate con Antonio suo.
   Uopo queste cose, a brigata veniano di quinci e di quindi baroni : dico ghiottoni e manicatori, lusinghieri, mulattieri e ragazzi, cuochi e guatteri, e usando altro vocabolo, cani della corte e topi domestici, ottimi roditori di rilievi. Ora di qua ora di là discorrendo, con discordevole mugghiare di buoi riempivano tutta la casa; e quello che m era gravissimo al vedere, e all'odorato era, che, mentre le mezzine e i vasi da vino spesse volte quindi e quinci portavano, alcune volte rompessono, il rotto suolo immollando, e la polvere e '1 vino co' piedi in fango convertissono. di fetido odore riempievano l'aria del luogo. Oimè quante volte non in fastidio solamente, ma in vomito fu provocato lo stomaco! Dopo questo, il prefetto della reale casa, sucido, disorrevole, e non in abito discordante dalla casa, pochi e