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fante mio, senza le cose necessarie al vivere e senza niuno consiglio. Tu sai meglio di me che quivi non era taverna, non amici, alle case de' quali io potessi disporre le cose mie, e pigliare il cammino a piè. Niuna cosa era quivi da vendere, nè utile al vivere, se tu non ve ne porti. Per la qual cosa io fui costretto a fare un lungo digiuno, e, quello che m'era gravissimo, io era quasi un giuoco da ridere ad ognuno, vedendomi andare intorno al lito. Finalmente, poiché due dì gli occhi rivolti pel mare, ed alcuna volta pel cammino di terra, aspettando ebbi affaticati, vennono mandati da te che le mie cosette portarono a Napoli, e nella sentina del tuo Grande, se io vi fossi voluto tornare. Nè m'uscirà mai di mente, mentre che io viverò, perchè tra noi mi sia doluto, me, quasi uno vile schiavo esser suto da te lasciato nel seno di Baia, primieramente essere suto chiamato di vetro.
Ma tornando a Napoli, poiché il mio Mainardo al servigio della reiina obbligato trovai essere andato a Sant'Ermo, dalla sentina spaventato, a casa d'uno amico mercatante e povero mi tornai spontaneamente, ciò il tuo Mecenate pazientemente sofferendo; col quale, facendo esso vista di non vedere, cinquanta dì, o più, fui non senza vergogna, cioè insino al mio partire. Ma qui è da fermarsi un pochetto, acciocché io apra un poco quello ch'io ho scritto, ch'è insino a qui paruto che con mansueto animo abbi passato.
Deh, dimmi: ètti paruto la persona mia così vile? Conoscimi tu per sì da poco, per così indegno almeno d'un poco d'onore, che tu debbi avere stimato eh' io sia da esser trattato con sì orribili villanie, con così servili? Donde m'avevi tu ricolto? Del loto e della feccia? Donde m'avevi tu cavato? Dalla prigione de' servi? Donde m'avevi tu tratto? De' ceppi o della puzza della prigionia? Donde m'avevi tu sciolto? Dalla mangiatoia della maliziosa Circe, che così vi-lemente, così bruttamente, così al tutto merdosamente, me, ovvero per tua natura, ovvero sospinto dal tuo Mecenate, dovessi avere così trattato? Non veramente; ma dalla casa mia, dalla patria mia, da quel luogo, nel quale, benché non reali, almeno alla qualità mia convenevoli vivande abbon-devolemente erano date. Donde adunque viene questa ne-gligenzia così del tuo Mecenate come tua? Questa schifiltà, questo scherno? Aveva io scherniti voi? Avevavi io fatti da poco? Avevavi io disonestati in letteire o in parole? Non