Stai consultando: 'Per la biografia di Giovanni Boccaccio ', Francesco Torraca

   

Pagina (403/434)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (403/434)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Per la biografia di Giovanni Boccaccio

Francesco Torraca
Società Editrice Dante Alighieri, 1912, pagine 432

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Home Page]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   — 3 io —
   veramente. Io mi penso che il tuo Mecenate si pensasse ch'io fossi uno de' suoi Greciuoli, che io non avessi altro refugio, se non la sentina sua. Egli è ingannato. Io n1 ho molti ed onorevoli, dove il suo è vituperevole; e benché egli sia grande e ricco, non dubito che io non sia molto più onorevole di lui, da coloro che ambedue ci conoscono, riputato, benché io sia povero. In uno altro che in me questa sua abbominevole magnificenza dimostrare doveva, e tu la preemineniza del tuo officio. Ma tempo non sarà tolto a queste cose, se io vivo. Nondimeno, conciossiacosaché le promesse più e più volte fattemi non mi tossono attenute, per non majngiare il pane, il (fu al e si doveva dare a mangiare a' figliuoli del mio aste cortese, e per non essere più straziato dal tuo Mecenate, conciossiacosaché più volte l'avessi detto dinanzi, con quella temperanza ch'io potei, al tuo Grande domandata licenzia, postochè dall'amico mio mi partissi, e partendomi, a Vinegia me ne venni, dove dal mio Silvano lietamente ricevuto fui. Ma tu, al quale il campo della battaglia rimase voto, ti puoi della mia semplicità ridere e del disarmato nimico trionfare; nondimeno, grazie a Dio, tu non mi puoi più oltre fare ingiuria. Io sono in luogo sicuro.
   Ma poi che alquanto, costringendomi tu, io ho pianta la mia miseria, a divellere i denti, i quali colla epistola tuo nello innocente con tutte le forze se' ingegnato di ficcare, è da venire. Tu mi di' uomo di vetro, il che a tutti i mortali, e a te e al Mecenate tuo dovevi dire, perocché tutti siamo di vetro, e sottoposti a innumerabili pericoli; per piccola sospinta siamo rotti e torniamo ini nulla. Ma tu non avevi questo animo, mentreché queste cose contra me dicevi, ma con sozza macchia la costanza mia ti sforzi di guastare. Questo non so perchè, conciossiacosaché da te niuna cosi fatta cosa abbia meritato. Un uomo di vetro, con uno piccolo toccare, purché contro a suo beneplacito si faccia, si turba e tutto si versa, e infino allo impazzare si accende eziandio se giustamente sia ripreso. Ma egli è da vedere s'io dico il vero, al tuo giudicio; se solamente una volta io sia suto sospinto e commosso in ira. Non sosten-n'io, benché con doloroso animo, la fetida ed abbomiinevolo sentina due mesi, degna di essere fuggita da' corbi e dagli avvoltoi? Certo io la sostenni. Non sono io suto straziato ed uccellato con cento vane promesse? Non ingannato coni--