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Tu mi scrivi ch'io non doveva così subito il partire da Mecenate tuo, anzi la fuga arrappare. Maravigliomi in buona fe' che tu scriva cosi, perchè conosci te contra ìa coscienza tua aver scritto. Credo che tu abbi penna più agevole ad ogni cosa, che non ho io. Volesti piacere al tuo Mecenate; il che forse avere così fatto non è da dannare, poiché se' al suo servigio oblig:ito, conciossiacosach'io, per non fare quello, mi sia partito. Ma dimmi : può ragionevo-lemente essere detto partirsi di subito, e arrappar la fuga, colui che, domandata licenza, salutati gli amici, ancora dopo alquanti dì, ordinate le sue somette, e quelle mandate innanzi, parte? Coloro che fuggono sono usati non salutare niuno, occupazioni fìngere >n quel luogo, d'onde partire si debbono con faccia velata, e nell'oscura notte entrare in cammino. Ma io non feci così. Più dì innanzi dissi il partire mio; e se alcuno altro non avessi salutato, te almeno mi ricorda aver salutato, e non di notte e con velata faccia salii a cavallo: già saliva il sole all'ora di terza, quando di pubblico e di luogo usato da' mercatanti con aperto viso mi partii, e preso il cammino, con più compagni ¦trovali conoscenti, e con lento passo infìno ad Aversa me n'andai; e quivi fui due dì con un amico, non nascondendomi, ma palesemente, e di quindi ripigliando il cammino. E concioJusseeasajch'io fussi pervenuto a Sulmona, da Barbato nostro, uno dì, con grandissima letizia della mente mia fui ritenuto, e maravigliosamente onorato. Di quindi partito, dopo il secondo dì uscii del regno. E questo modo de' fuggitivi?
Ma a tornare, come tu mi conforti, niuno animo ho, niuno pensiero nè desiderio, quantunque maggiori cose che le prime mi prometta, poiché di questo senno sia : meglio essere sperar quello che è buono, che sanza sperare tener quello che non è buono. Due volte da queste promesse ingannato, due volte tirato invano, due volte è suta soperchiata la pazienzia mia dalla sconvenevolezza delle cose e da vane promesse, e costretto a partirmi. Posso, s'io voglio, assente ora sperare bene del tuo Mecenate; non voglio venire la terza volta, acciocché presente non senta male di lui e'di me. In buona fé, che se io fossi così volatile che la terza volta chiamato io tornassi, a niuno dubbio sarebbe di me argomento di leggerezza certissimo, ed agli altri a'