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Per la biografia di Giovanni Boccaccio

Francesco Torraca
Società Editrice Dante Alighieri, 1912, pagine 432

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   - 407 —
   quali fu grave avere veduto me schernito da te e dal tuo Grande.
   E nondimeno, se la necessità mi costringesse non avere alcun refugio se non al tuo Mecenate? Per la grazia di Dio ne sono più, i quali se mancassono tutti, credo che sia miglior consiglio ad uscio ad uscio addomonidaire il pane, che tornare al tuo Mecenate. Tua adunque e sua sia quella splendidissima sentina, colla quale volle che io fussi della sua felicità partecipe. Lui non avere creduto ch'io mi sia partito, è bugia; egli il credette, e grazioso gli fu. Perocché come e' s'addiede ch'io non voleva scrivere favole per istorie, immantinente a lui odioso fui; e quantunque egli dica che e' desidera ch'io torni, tu se' ingannato se il credi. La compagnia e gli onori suoi, i quali quando non mi può dare •dice che era per darmi, ma così magnificamente! conosco ottimamente; e se noi conoscersi, mi giudicherei sciocco. Siensi suoi. Io con grandissimo onore mi penso essere tornato, poiché fatto è che partito mi sia da lui : la qual cosa il nostro Silvano sommamente commenda, e piange la sciocchezza del suo Siimonide (1). Per la quale cosa, s'io non credessi lui dovere scrivere, sarei proceduto in più lungo parlare.
   E per \enire quando che sia al fine, io tengo di certo alla breve, ma aspriissima tua lettera, tu non avere aspettata sì lunga risposta; ma perocché quella non sento dal tuo puro ingegno dettata, perchè io conosco le parole, conosco le malizie e la indignazione coniceputa dell'altrui retà, con la tua penna scritta, ogni concetto della mente mi parve da mandare fuori, il che fare non si poteva in poche parole.
   Scrissi, adunque, usando la libertà mia, separato dall'altrui potenza; perocché fanciullesca cosa è il toccare il barile delle pecchie, e non aspettare nel viso le punture di tutto lo soiaone. Certo per uno piccolo toccare, d'uno ardente bronco innumerabili faville si levano. Guardisi, e tu ti guarda che tu non mi commuova in invettive, chè tu vedrai ch'io vaglio in quell'arte più che tu non pensi. Tu mi lavasti con l'acqua fredda; io rasi te non com'io dovea col coltello dentato; ma quello che non è fatto si farà poi,
   (!) Il Nelli, al quale scrive il Boccaccio.