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Per la biografia di Giovanni Boccaccio

Francesco Torraca
Società Editrice Dante Alighieri, 1912, pagine 432

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   - 412 —
   smessami da Donato nostro, mi giunse una tua scritta il 29 maggio da Pavia, la quale dopo che ebbi lietamente ricevuta» innanzi le altre cose la lessi, poiché molto io occupi di luogo in te e nelle tue lettere come stimo, e gratissimo l'ho; imperocché son certo che, almeno per questo, sarà venerabile per molti secoli il mio nome. Conciossiachè gli intelligenti stimeranno che tu così spesso e si diffusamente non avresti scritto ad uomo inerte e dappoco, e quelle specialmente che di florido stile e pieno di succo gli dirigesti. Ed io, già è quasi l'anno da che, a me stesso sembrando molte le tue lettere a me dirette, presi a disporle in un volume con quell'ordine che erano state mandate o scritte; ma fui costretto a sostare mancandomene alcune che mai non ebbi, sebbene da te mandate, come ad esempio quePa Beasti vie munere ecc., e quella che di Dante mi scrivesti, ed altre più forse, e al presente quella che contro gli astrologi tu dici avermi scritto ed io non ricevei, e quella ove sono le lodi del tuo giovanetto, e quella ove parli della tua età, che sommamente desidero di aggiungere alle altre. E queste; perchè, se non posso avere tutti i volumi delle tue lettere, queste almeno non manchino. Ti prego adanque pel tuo capo, a me venerandissimo, che queste almeno, che ho detto, da alcuno de' tuoi giovani faccia riscrivere e me le mandi, affinchè possa continuare il volume incominciato. E basti; chè molto, anzi troppo ti ò scritto. Ti prego di salutarmi Francesco nostro, e vaie„ ottimo degli uomini. Scritta in Firenze, ai 30 di giugno.
   XIII. — fi Niccolo Orsini.
   Era in casa il 21 di giugno nella appartata mia cameretta, ed avendo letto poco innanzi quel carme del salmista: — Aperis tu manum tuam et comples omne animai benedictione, — meditava e, ad ora ad ora, meco volgeva i grandi e innumerevoli doni della divina immortale liberalità; ed ecco ad un tratto insolitamente fu bussato alla porta, della mia sitamz uccia: io subito .sorgendo, pensai giungesse uno straniero, e aperto l'uscio, mi si presentò la faccia di Monte tuo, che fatti i saluti della tua magnificenza e presa ìa destrn dell'amico, porse, uomo illustre, la tua lettera, la quale riverentemente ricevei dicendo tra me: Buon Dio,