- 415 —
piace, bramo terminare in patria, e poiché il pensiero dei sepolcro supera ogni altra mia meditazione, desidero che 'e ceneri ricevute dai miei progenitori a' medesimi siano restituite, e alle loro congiunte. Eccoti aperto interamente il mio desiderio e il mio proposito. E s'egli avvenisse, chè del futuro siamo incerti, che io mutassi parere, sebbene gli altri sieno primi in ordine di tempo e abbiano maggior diritto, se a te gradisse, forse alla tua casa volgerei il piede. E di questa risoluzione la causa sarebbe che il mio precettore abita i colli euganei, il re di Maiorca, come giovane avido di cosa nuove, vaga per diverse nazioni, e Ugo abita le città campane, dal patrio cielo e da me vecchio lontano troppo, mentre tu, se dice il vero Monte tuo familiare, amico mio e concittadino, possiedi amenissimi recessi in quel promontorio che si protende nel mare Tirreno, e secondo alcuni separa -lai Tusci gli Etruschi. Tuttavia, nel luogo ove sono, se posso nulla che sia acconcio al tuo splendore, comanda eh' io son pronto; e vale, o splendidissimo. — Certaldo, 26 giugno.
XIV. — R Maghinardo Cavalcanti (1).
Ti meraviglierai .egregio cavaliere, dell'avere io sì lungamente indugiato a scriverti; e senza dubbio io sarei da accusare, se non avessi una giustissima come che triste ragione di così lungo ritaado. Puoi avere udito, se non erro, come io fui infermo, ohimè! dico fui, quasi noi sia; sono, anzi e, ciò che è molto peggio, non ho speranza nessuna di vicina salute. Ed affinchè tu possa più chiaramente conoscere, sebbene mi si affaccino moltissime altre ragioni da poterti scrivere, questo solo dirò, cioè che la mia lunga infermità m'impedì di scriverti, e come sia avvenuto mi piace di esporti in breve, specialmente dopo che in questi giorni, escito quasi dalle fauci dell'Orco, a me lasso fu dato respi-
I1) Il dott. F. ForcelHni cortesemente mi comunica queste due notizie: nel 1358, Maghinardo fu rettore del ducati di Amalfi: nel 1364, Giustiziere del Principato Citra. La prima è desunta dalle Memorie Stor. diplomatiche del Camera, i, 482; la seconda, dal cod. ms. di Niccolò d'Alife, f. 333.