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Per la biografia di Giovanni Boccaccio

Francesco Torraca
Società Editrice Dante Alighieri, 1912, pagine 432

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   rare un poco. Dall'ultima volta che io ti vidi, o da me sempre onorando, la mia vita ognora fu similissima alia morte, afflitta, tediosa ed a me stesso- odiosa, nè travagliata da un solo stimolo; imperocché prima di tutto ebbi ed ho tale un continuo ed igneo prurito, ed una scabbia secca, a togliere le aride squamine della quale e la scoria appena basta l'unghia assidua il giorno e la notte: inoltre una pesante pigrizia del ventre, un perpetuo dolor di reni, gonfiezza di milza, incendio di bile, tosse soffocante, raucedine, il capo intronato, ed altri molti malanni, che se io enumerassi, diresti facilmente tutto il mio corpo languire, e tutti gli umori tra loro in guerra.
   Da che avviene che mi sia grave guardare il cielo, pesante il corpo, vacillante il passo, la mano tremola, stigio pallore, nullo il desiderio di cibi, l'aver tutto in uggia: mi seno odiose le Lettere, e mi dispiacciono quei libri, prima dilettissimi; rilassate le forze dell'animo, quasi estinta la memoria, e inebetito l'ingegno; i miei pensieri tutti piegano ai sepolcro e alia morte.
   E ciò che m'era di precipuo sollievo m'è tolto; le Muse, del cui celeste canto- mi ricreava talvolta, toccando M.irone e il Petrarca nostro ed alcuni altri eoi sacro plettro la castalda Lira, per me ammutirono; -e tace la st.anzuccia ch'era solito sentire risonare, e, in breve, tutte le cose mie volgono a tristezza. Tra tanti mali, non è però venuti meno l'acutezza della vista, nè d'alcuna nausea è affetto lo stomaco, e dopo che ho grattato a lungo j i scabbia, m'è dolcissimo il sonno. Con questi sussidi mi ristoro alquanto. Non ho alcun rimedio qui, nè medico nè medicina sebbene non ho alcuna fiducia in loro; vivo secondo natura e istinto. O me misero! Se tu mi vedessi, appena mi conosceresti! Non quella prima aria del volto, non la letizia degli occhi, e così la pelle aderente agii ossi da sembrarti piuttosto Erisittone che Giovanni, e il corpo diventato estenuato, esangue piuttosto che animata materia; e quello che sia per avvenir di me io stesso non veggo; desidero la morte, la quale pur non sarebbe intempestiva, imperocché sono nel sessagesimo anno; assai, anzi molto vissi, e Nidi quanto i miei antenati non videro: nè cosa di nuovo veder posso, ancor se si raddoppiino gli anni, nè altro debbo aspettare, se non per avventura sperassi che i monti volino e i fiumi ritornino alla sorgiva, il che è ridicolo. Se verrà dun-