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Per la biografia di Giovanni Boccaccio

Francesco Torraca
Società Editrice Dante Alighieri, 1912, pagine 432

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   - 419 —
   brato gli sponsali, come che in segreto, onde io penso che tu sei venuto in quel consiglio ch' io ti aveva dato con gli argomenti ch'io seppi migliori. S'egli è così, o sia qualsivoglia altra ragione, prego e scongiuro Iddio e i Santi, ac-oioicchè a te e a lei rendano buono e fausto questo matrimonio, e abbiate presto figli.
   Ti prego a lei mi raccomandi, perchè nel modo che amo te di pio ed integro affetto della mente, così lei, per amor tuo, sebbene non la conosca; e quantunque non isperi vederla, tuttavia desidero esibirle il debito ossequio. E perchè più lungi non erri questa doppia lettera, cominciata il 10 e finita il 28 di agosto, raccomandami al Magnifico cavaliere Messer Americo e a Salice tuo fratello (1), e saluta Forchetta, e sii lungamente felice. Di Certaldo il detto giorno (28 agosto 1372).
   XV. — pilo stesso.
   Il 13 di settembre, dopo il tramonto del sole, strenuo cavaliere, ricevei l'insigne tuo dono con la lettera che me lo annunzia e con le molte altre a me scritte di tua mano, le quali non meno avidamente lessi di quel che verecondamente abbia ricevuto il tuo presente. Alle quali volendo rispondet e tutto ciò che voglio, sarebbe necessario che io scrivessi una. lettera arruffata, imperocché così esige la diversità e moltitudine delle cose; il che io bramo e prego che tu porti di buon animo.
   Scrivi dunque, o clementissimo uomo, innanzi tutto che, mentre leggevi i tormenti quasi infiniti del mio malore, preso da compassione piangesti, non senza un certo nobile rossor della mente, essendoti parso il piangere da femmina. Credo che tu sappia quali lacrime abbi sparso; quello poi che in me abbiano fatto subito che lessi tu averie sparse, reputo che tu non sappia : imperocché furono indizio di tutta la tua affezione verso di me, la quale o ascrissi a non picciola
   (') Alle notizie date a p. 206, aggiungo che Americo, nel 1351, fu giustiziere Vallis Gratis et Terrae Iordanae ; il 25 novembre 1363, in Aversa. fu testimone all'atto, col quale il re Giacomo di Maiorca dichiarò erede di ogni suo diritto la sorella Elisabetta. Chron. Sieulum, 25.