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Chi si aiuta Dio l'aiuta
Storia degli uomini che dal nulla seppero innalzarsi ai più alti gradi
Samuele Smiles (tradotto da Gustavo Strafforello)
Editori della Biblioteca Utile Milano, 1867, pagine 327

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   GLI EDITORI ITALIANI
   Al sud della foresta di Blakheath, il viaggiatore ammira una graziosa villa inglese, bianca, comoda, elegante, circondata da giardini. Questa casa, di recentissima costruzione, fu fabbricata con un libro. Un'iscrizione vi dice che Samuele Smiles fece erigere la presente residenza coi prodotti di Self-help. Questo libro ebbe in Inghilterra un successo inaudito: si sparse come per incanto nelle mani dei giovani, nelle biblioteche pubbliche e private, nelle città e nei villaggi, nelle casupole degli operai, nelle sale di conversazione e nelle officine : da lungo tempo nessun libro avea raggiunto un tal grado di popolarità.
   Il suo titolo Self-help è quasi intraducibile per noi; questo semplice sostantivo, che riassume la dottrina, il carattere, il genio anglo-sassone, noi lo dobbiamo voltare in un proverbio: Cài si aiuta, Dio Valuta, oppure Aiutati e Dio t'aiuterà, che torna il medesimo. La saggezza delle nazioni, come si suol dire dei proverbii, è entrata in sangue nella nazione inglese: è divenuta il suo tipo.
   L'autore di questo libro prezioso crede che nè le leggi, né le istituzioni, né le scuole, nè i libri, non bastano ad innalzare il livello di una società, senza il concorso libero e perseverante dell' individuo. Tutto aiuta l'uomo, ma egli deve cominciare ad aiutarsi da sé. Qual potere esterno cangerà mai il poltrone in un operaio utile? Coloro che volgono sempre gli sguardi verso il governo per avere da lui il benessere, la luce morale, il loro avvenire, invocano con stolida idolatria una forza che al contrario riceve essa il suo impulso dalla sovranità individuale. La provvidenza delle nazioni non risiede in coloro che le governano : essa è nella volontà di ciascuno. Fra le istituzioni politiche sono le migliori le istituzioni libere; ma perchè? perché esse lasciano tutta la libertà di svolgimento, di espansione a quelle forze dell'anima, a quelle molle energiche dell'io, a quelle virili iniziative del sentimento personale, che soli sono i veri elementi del progresso.