Storia d'Ancona dalla sua fondazione di Agostino Peruzzi
LIBRO X.
6lgridare re. Tentò di farsi riconoscere Come tale dal pontefice, e averne 1' investitura ; nè questi, che mansueto era, e bramava la pace, se ne mostrava alieno. Solo due condizioni proponeva : che a' regni' coli fuorusciti i beni, che loro erano stati tolti, si restituissero, e che dal regno i saraceni fossero cacciati, peste divoratrice della misera Italia, flagello de' popoli, onta della religione. Cui parrebbero ingiuste o esorbitanti coteste condizioni? Pure quel Manfredi accettava la prima, ricusava la seconda. £ peggiore del rifiuto era la ragione che ne adduce-ya: « non fidarsi de' cristiani suoi sudditi, conoscere « la incostanza e la mutabilità de' suoi baroni, nè « alla corte romana mancare arti e modi a guadate gnarli ». Non so, se possa esservi, non dico già cristiano petto, ma italiano, che ciò leggendo non senta infocarsi di sdegno, ed agghiacciare d' orrore. E imperversando, altre ed altre saracinesche masnade chiamava d'Africa e di Sicilia, ed accoglievate ne' seni d' Otranto e di Taranto; e nel luglio dilagava con esse la campagna di Roma, e le vicinanze di quella capitale della cristianità. 3Nè altrimenti si deve intendere, come bene avvisò 1* eminentissimo Garampi, quella, che lo Spinelli disse Romagna-, e non è da attendersi la interpretazione, che piacque darle al Muratori.
La disfrancata allora fazione de' marchiani ghibellini si raffrancò ; a nuove scelerate speranze risorsero, il suo patrocinio corsero a domandare. Era un aggiungere sproni al cavallo già in pieno corso. E a quella ghibellina rabbia fu la provincia debitrice, che nuovamente calpestate e fatte orride fossero le sì belle per favor di cielo, e per fecondità di terra, e ridenti, e amene sue contrade. Con assai cavalleria roandovvi Manfredi Percivallò da Oria suo parente. Errò il Talleoni nella sua storia d'Osimo, di due anni anticipando quella invasione. Ebbe Camerino a patti; Osimo se gli arrese; Senigallia ne fu quasi-
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