Storia d'Ancona dalla sua fondazione di Agostino Peruzzi
LIBRO X.
6lria dell'oppugnazione, e le anconitane campagne erano guaste miseramente, ed in potere di quelli cedevano le più vicine castella, il Poggio nominatamente. Ma i cardinali nel tempo stesso , che scrivevano al doge ed alla signoria di Venezia, comandavano al rettore della Marca , che pena la scomunica , ed altre temporali pene severissime , vietasse a' popoli soggetti, di prestar mano al soccorso degli assediami , e a' danni dell' assediata città. L' Orsino ancora, che poi fu Nicolao III, mandava in aiuto di questa grosse schiere; ed altre schiere mandavansi da' bolognesi, capitanate da Guglielmo Costa. Per mosse bene ordinate dal capitano di Bologna , il Poggio, dove i veneziaui avevano posto il generale magazzino di guerra , e tenuto era principalmente da' fermani e dagli osimani, cedette in potere de' novelli venuti, e degli anconitani, che con opportuna sortita dalla città andarono loro all' incontro. Larghissimo bottino vi fecero, vettovaglie, armi, attrezzi militari , fardaggi, cavalli, bestiami. Col quale rinfrescamento di gente armata e di munizioni da guerra e da bocca, crebbe il coraggio a' difensori, e più lunga si jfece e più valida la resistenza. Gli anconitani poi , per gratitudine al Costa, se lo elessero a podestà. I venti , che da greco e da tramontana sì fieramente battono l'entrata del porto, furono ancora propizii agli anconitani. Perchè insorgendo furiosi, travagliarono per modo la flotta assediatrice, che per non investire sulla spiaggia, fu il veneto ammiraglio costretto di salpare, e porsi al largo. Non si stettero i nostri dall' inseguirlo e non poco il danneggiarono : il vento e la procella gli dispersero le sue galee. Tutto questo , e i casi delle due precedenti battaglie aveva in vista il Muratori , allorché scrisse , che più volte andarono i veneti all' assedio d'Ancona, ma ne tornarono con poco onore e profitto : se non che sembra, che se ne andassero anzi con non piccolo danno e disonore.
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