Storia d'Ancona dalla sua fondazione di Agostino Peruzzi
LIBBO X.
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bardi: vollero essere piuttosto piccoli Coroliani, che magnanimi Camilli o Scipioni. Condussero un Simone di Corrado , condoltiere di una masnada di trecento cavalli ; e per clandest ine corrispondenze interne providero, che in una assegnata notte fosse loro aperta uua delle porte della città. A questa, secondo il convenuto, si presentarono tacitamente i congiurati al dato segno; uccisero quelli, che v' erano a guardia, se ne impossessarono , e diederla agli assalitori. Ma ad alcuno della guardia riuscito era a sottrarsi, e questi corse alla città gridando, all' armi, il nemico è dentro! All' armi, si ripetè di contrada in contrada, suonossi a stormo, si corse alla porta occupata. Quivi fu un durissimo affrontamento, ed un combattere ostinato, che durò sino a giorno. Ma la vittoria dichiarossi pe' cittadini, degli aggressori molti furono spenti, gli altri ricacciati e posti in fuga, e lungo tratto inseguiti. Fattosi chiaro il giorno, tra' cadaveri furono riconosciuti quelli del masnadiere Simone, e de' suoi scherani, e quelli ancora di alcuni de' cittadini fuorusciti. A questi per patria carità si perdonò; ma quelli furono spogliati, abbandonati tutto il giorno ivi medesimo, dov'erano caduti . e sulT imbrunire interrati in una fossa perciò scavata, in un campo fuori di città , che noi chiamiamo campo della mostra, e sul tristo tumulo eretta una colonna ad infamia.
I fuorusciti corsero fuggendo sin presso Rosora, castello del contado esino, e preseli sotto la sua protezione Maniotto di Tommaso, che n'era il tiranno. Ridomandaronli gli anconitani per punirli, come era il merito; ma il tirannotto superbamente negò di consegnarli. Sdegnati essi corsero contro Rosora, assaltarono ferocemente, la presero, poserla a sacco e a fuoco, e come trofeo ne trasportarono in Ancona le porte, e le campane. I fuorusciti anconitani, che poterono sottrarsi, non cessarono i disegni di vendetta: e li vedremo nuovi tradimenti e nuova guer-
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