Storia d'Ancona dalla sua fondazione di Agostino Peruzzi
78 STORIA D' ANCONABlasco. Yennevi questi con numerosa forte e cappata gente; e yolsesi tosto contro Fermo, di cui era tiranno Gentile da Mogliano. I fermani, ali1 avvicinarsi di Blasco, si sollevarono e costrinsero il Mogliano a incastellarsi nella rocca. Ma quivi stretto e assediato, ben conoscendo, che mal potrebbe resistere alle preponderanti forze del marchese, mandò suoi messi al cardinale legato per fargli la sua dedizione. Ebbene buoni patti, e 1* occupata rocca cedette al Blasco.
I recanatesi, caduti anch' eglino sotto la tirannia de' Malatesti, saputo avendo la dedizione di Fermo, mandarono la loro sommissione al legato, ed accolsero il Blasco entro le mura: occasione a questo opportunissima per più avvicinarsi ad Ancona. Di che informati gli abitanti di Paterno, castello allora assai forte e popoloso del contado anconitano , distante da Ancona sette miglia a un dipresso, già stanchi delle gravi imposte, con cui i Malatesti li taglieggiavano , risolvettero di scuotere il tirannico loro governo; e per fidati messaggieri, Corrado di Baligano e Coloccio di Domenico, segretissimamente diretti al marchese, informaronlo del loro divisa-mento, venisse, pregandolo, al loro aiuto. Con volenteroso animo esso gli accolse, confortolli ad essere fermi nel loro proponimento, non dubitassero, verrebbe quanto prima.
Quella mena de' paternesi occulta era ai Mala-testi e a' loro parteggiato». Avvenne, che in Paterno capitassero di que' giorni i mungitori dell' oro, mandati pel contado a riscuotere le taglie e le prestanze. Gli esasperati animi di alcuni più ardenti, non seppero contenere il rancore che internamente li rodeva, e trascorsero in brusche parole ed in minacce : « essere oggimai tempo di finirla ; non paghete rebbero nulla; se ne andassero con Dio; quanto « più presto, tanto meglio per loro : se ne andassero « tosto, o più non troverebbero la strada ». Coloro
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