Storia d'Ancona dalla sua fondazione di Agostino Peruzzi
LIBRO XII. M7
aprire le porte di Montefano, 0 di Montefiascone; impadronito erasi di Viterbo, di Orvieto, e di Agob-bio ; avevasi assoggettato Bologna, la Romagna, la Marca. £ mentre attendeva alla edificazione della rocca papale in Ancona, andava all'assedio di Faenza e la sottometteva ; accostavasi ad Ascoli , e respingeva la grossa masnada del conte Landò, che minacciava d' invadere la Marca ; riduceva alla ubbidienza il Trinci, tiranno di Fabriano; dettava pro-vidissime leggi pel governo della nostra Marca, conosciute sotto il titolo di costituzioni Egidiane. Sarei troppo lungo, se volessi qui darne solo un sunto. Ricorderò solamente quel che già scrissi nell'appendice alla mia quarta dissertazione : che nella distinzione delle città marchiane in maggiori, grandi, mezzane, piccole , Ancona tra le maggiori è nominata la prima ; lo che indica e eh' ella erane dichiarata la capitale, e come in brevi anni risorta si fosse e ripopolata, dopo le stragi e le rovine della pestilenza e dell' incendio,
Ma per un intrigo di corte questo grande uomo fu costretto ad interrompere il corso ,55?' delle gloriose sue geste, e richiamato. Gli tu dato a successore un monaco di Clugni, uomo sì e dotto e pio, ma uomo di chiostro , non uomo di mondo , imperito ed inesperto degli affari , e povero di que* talenti che a governare gli uomini sono ne-cessarii , e più lo erauo in que' torbidi tanto e disordinati tempi e costumi. Il cardinale era tutto allora nell' incalzare gli assedii di Cesena e di Forlì. Cesena, con più che virile coraggio , era difesa da Marzia ( volgarmente detta Cia, o Zia ) figliuola di Vanni degli Ubaldini, signore di Susinana, e moglie di Francesco degli Ordelaffi, tiranno di Forlì. Forlì era tenuta da questo, che alle assediatrici truppe del cardinale , con forte petto , opponeva gagliardissima resistenza. Oltre a tutto ciò il conte Landò , colla sua masnada, altre terre della chiesa devastava, altre minacciava.
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